Mosca infuriata con Berna, “ci sarà una risposta adeguata” alle sanzioni
In una lettera inviata alla radiotelevisione pubblica Rts l'ambasciatore russo Sergei Garmonin giudica "profondamente deplorevole" la decisione del governo federale di allinearsi alle sanzioni europee contro Mosca per l'invasione dell'Ucraina per le quali è stata annunciata una "risposta adeguata". Per il diplomatico è "pienamente giustificata" l'inclusione della Svizzera nella lista dei paesi ostili.
Contattato dalla trasmissione francofona “Temps Présent” l’ambasciatore Sergei Garmonin usa parole forti nella sua risposta scritta dello scorso 8 aprile di cui si riferisce nella puntata di giovedì sera del settimanale di informazione dell’emittente pubblica.
Nella sua presa di posizione il diplomatico sottolinea che solo il Consiglio di sicurezza dell’Onu è autorizzato a prendere questo tipo di sanzioni. E questa valutazione, precisa il rappresentante russo, ha una sua rilevanza sull’aspirazione di Berna di entrare come membro non permanente nel Consiglio di sicurezza per il previsto periodo di due anni.
Sergei Garmonin evoca anche le affermazioni del leader storico dell’Udc (destra sovranista) che in un’intervista all’autorevole foglio zurighese NZZ aveva detto che adottando le sanzioni “la Svizzera è ormai parte attiva nella guerra”.
E sulla controversa questione della neutralità elvetica il partito nazionalista si appresta a condurre un’accesa battaglia: in proposito i delegati dell’Udc hanno recentemente votato una risoluzione in favore di una “neutralità armata perpetua della Svizzera”.
L’ambasciatore russo ha anche insistito, nella lettera inviata alla reazione di Temps Présent, che il suo paese considera positive le proposte di mediazione dei paesi che hanno rifiutato di adottare sanzioni. Un’allusione evidente alla Svizzera e al ruolo della Ginevra internazionale che a questo punto difficilmente potrà ospitare riunioni negoziali sul conflitto russo-ucraino. In prima fila in questo momento ci sono la Turchia e l’Ungheria, che addirittura fa parte, quest’ultima, dell’UE.
Su questo aspetto Sergei Garmonin reputa “totalmente giustificata” l’inclusione della Svizzera nella lista dei paesi ostili e annuncia “una risposta adeguata” di Mosca, senza entrare però nei dettagli.
La posizione di Berna sulla questione delle sanzioni comporta diverse conseguenze dal profilo economico. Benché meno di 8 miliardi di franchi in beni detenuti dagli oligarchi russi siano stati congelati, il totale dei fondi legati alla Russia e gestiti nella Confederazione si situano tra i 150 e i 200 miliardi di franchi, secondo le stime di Marcel Rohner, presidente di Swissbanking, l’associazione dei banchieri elvetici.
Nonostante queste ricadute per la piazza finanziaria elvetica, le banche hanno fatto la loro scelta di bloccare la maggior parte delle transazioni con la Russia. Nel settore è ancora bene presente il ricordo delle problematiche sorte con la questione dei fondi ebraici e con la fine del segreto bancario a livello internazionale. In entrambe queste vicende gli Stati Uniti hanno dettato la rotta, costringendo le banche svizzere ad adeguarsi per poter continuare a svolgere le loro attività nella zona del dollaro.
In questo contesto le relazioni commerciali con gli Usa, così come quelle con i paesi UE, hanno pesato sulla decisione di reinterpretare il concetto di neutralità elvetica. Gli Stati Uniti rappresentano il primo cliente delle imprese svizzere (68,8 miliardi di franchi nel 2020, su un totale di esportazioni pari a 299 miliardi) e la Germania il primo fornitore delle aziende svizzere (53,2 miliardi su un totale di 273 miliardi di importazioni).
A titolo di confronto le importazioni dalla Russia sono cresciute nel 2020 a 1,2 miliardi di franchi, analoghe a quelle provenienti da Svezia e Messico. Le esportazioni invece si sono fissate in quello stesso anno a 2,8 miliardi di franchi. Su questo importo, la consegna di orologi pesa per un 10% e la Russia era nel 2021 il 17esimo mercato per i produttori di orologi elvetici.
Secondo la federazione orologiera le esportazioni verso la Russia sono crollate in marzo del 95,6% – a meno di un milione di franchi – rispetto a un anno prima. Il blocco dello scorso 22 marzo in Russia di orologi di lusso, del fabbricante Audemars Piguet per un valore di diversi milioni di franchi rischia di affossare definitivamente questo segmento di mercato.
Ma l’ambito più delicato per la Svizzera nei suoi rapporti con la Russia riguarda la dipendenza dal gas, fonte energetica è utilizzata in numerose case elvetiche.
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