“È avvenuto e quindi potrebbe accadere di nuovo: questo il nocciolo di quanto abbiamo da dire”. Queste sono le parole (sulla tragedia dell’Olocausto) dello scrittore Primo Levi, sopravvissuto al campo di sterminio nazista di Auschwitz.
Nel focus di questa mostra ci sono grandi fotografie (con volti segnati dalla storia della vita), filmati e racconti di alcuni sopravvissuti, che nati in Paesi diversi oggi vivono tutti in Svizzera, dove hanno trovato la loro nuova patria. Una mostra da vedere e che realizzata giustamente a fianco del famoso binario 21 della Stazione Centrale di Milano (quello da cui partivano i carri ferroviari con I deportati destinati ai lager nazisti) può mostrare ai visitatori (e soprattutto alle giovani generazioni) a cosa può portare l’antisemitismo e il razzismo.
La mostra a Milano resta aperta fino al 27 giugno.
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.
Per saperne di più
Altri sviluppi
Olocausto, il Senato polacco approva una legge controversa
Questo contenuto è stato pubblicato al
I senatori polacchi hanno approvato nella notte tra mercoledì e giovedì una proposta di legge che prevede di punire chi attribuisce alla Polonia delle corresponsabilità nell’Olocausto. La decisione ha suscitato critiche all’interno del paese ma anche quelle di Israele e Stati Uniti. La proposta, che diventerà effettiva una volta firmata dal presidente Andrzej Duda, prevede multe…
Sampietrini per non dimenticare l’orrore dell’Olocausto
Questo contenuto è stato pubblicato al
“Quest’anno ricordiamo in particolare le persona malate e indifese, che dal punto di vista del regime nazi erano ‘indegne di vivere’, e che sono state assassinate nell’ambito del cosiddetto ‘programma-eutanasia’”, ha detto il presidente del Parlamento tedesco Norbert Lammert. “Intellettuali, filosofi, storici, artisti hanno dibattuto a lungo sulla reale impossibilità di descrivere pienamente, il…
Questo contenuto è stato pubblicato al
Nato a Poznan nel 1925, di origine ebraica, Bauman, comunista convinto, si rifugiò in Unione Sovietica dopo l’invasione nazista. Di ritorno a Varsavia dopo la guerra, iniziò a insegnare filosofia e sociologia all’università, prima di lasciare la Polonia e emigrare in Israele nel 1968, a causa dell’ondata antisemita orchestrata dal potere comunista. Nel 1971 approdò…
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.