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Quando la Svizzera esportava uomini in arme

armi in una vetrina
Alcuni degli oggetti esposti nel museo di Stans. Keystone / Urs Flueeler

Il mercenariato ha rappresentato per quasi cinque secoli uno dei principali prodotti d'esportazione della Confederazione. Il Museo di Storia del canton Nidvaldo ricostruisce il percorso di alcuni di questi uomini.

Tra il XV e la metà del XIX secolo, si stima che circa un milione e mezzo di giovani svizzeri partirono all’estero per combattere per eserciti stranieri.

Il servizio mercenario ha fortemente segnato, sia da un punto di vista economico che sociale, la Confederazione e in particolare i Cantoni della Svizzera centrale. Da qui provenivano infatti molti soldati di ventura.

A trarre profitto da questo sistema non erano solo i singoli soldati e le loro famiglie, spesso povere, o i comandanti. Ma anche gli stessi Cantoni. Spesso, infatti, gli arruolamenti venivano effettuati con il consenso delle autorità sulla base di capitolati con gli Stati che volevano ingaggiare truppe svizzere. In pratica, veniva stipulato un accordo in cui il Cantone si impegnava a fornire – previo pagamento – un certo numero di soldati.

La Francia è stata per secoli uno dei clienti principali e Carlo VIII nel 1497 fece dei mercenari svizzeri la sua guardia personale, istituendo la compagnia dei Cento Svizzeri della Guardia. Il sovrano francese fu poi imitato, tra gli altri, anche dai Savoia.

Il Museo di Storia del Canton Nidvaldo, a Stans, presenta ora in un’esposizione il percorso di alcuni di questi mercenari partiti dalla Svizzera centrale.

Storie come quella di Melchior Lussy, al servizio del Papa prima e di Venezia poi, che nel XVI secolo accumulò ingenti ricchezze e divenne Landamano di Nidvaldo. Oppure quella di “Borneo Louis”, al secolo Louis Wyrsch, che nel 1815 partì alla volta del Borneo per prestare servizio con le truppe coloniali olandesi.


I fatti di Napoli e di Perugia

Con la nascita degli Stati-nazione, la creazione di eserciti nazionali e l’introduzione della leva obbligatoria (la Francia rivoluzionaria fu la prima), sul finire del XVIII secolo il servizio mercenario iniziò rapidamente a declinare.

Uno degli ultimi Stati a far capo ai soldati svizzeri (eccezion fatta naturalmente per il Vaticano, che ancor oggi ha le sue guardie) fu il Regno delle due Sicilie. Ferdinando II aveva ai suoi ordini diverse migliaia di mercenari elvetici, che tra l’altro nel 1848 si ‘distinsero’ per l’efferatezza con cui repressero i moti rivoluzionari del 1848.

Qualche anno dopo, nel 1859, durante la Seconda guerra d’indipendenza, furono i reggimenti svizzeri al servizio dello Stato Pontificio a soffocare nel sangue una rivolta a Perugia. Un massacro che farà dire al giornale inglese Daily News: “La Svizzera stessa, la madre e nutrice di queste bande di assassini, se ha qualche senso di vergogna e di riguardo all’onore, deve sentirsi avvilita […]. Se la Confederazione è indifferente a segno di permettere o debole talmente da essere incapace di impedire questa inumana profanazione delle armi di uomini liberi, essa è degna della riprovazione e del disprezzo del mondo civilizzato”.

Lo stesso anno, le autorità svizzere sanciscono definitivamente la fine del servizio mercenario, emanando una legge che vieta di arruolarsi all’estero.

tvsvizzera.it/mar con RSI (TG dell’1.4.2021)

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