A Trastevere la socialità riparte in modo confuso e controverso
Un giro nel quartiere più vivace della Capitale dopo il trauma del lockdown. Le opinioni dei protagonisti delle serate romane tra vecchi e nuovi attriti.
Nonostante l’agognato ‘liberi tutti’ del 3 giugno con il virus finalmente sotto controllo si torna ad assaporare la socialità a piccoli sorsi ma la ripartenza è stentata e la movida divide. L’entusiasmo di ritrovarsi si scontra con la paura che eventuali focolai possano far scattare altre limitazioni e nuove chiusure.
Generalmente nelle vie dello struscio sembra mantenersi il distanziamento interpersonale un’abitudine che si sta cristallizzando nell’immaginario collettivo come l’uso delle mascherine e qualche controllo di polizia in più del solito. Non si può sostare a lungo nelle piazze e nei vicoli. Avventori tornano a occupare i tavolini all’aperto ben distanziati. Poche le notizie di trasgressioni alle regole, esercenti multati e locali chiusi perché trovati sovraffollati.
I residenti del Comitato cittadino Vivere Trastevere dicono che la vita notturna è tornata ai livelli precedenti la pandemia se non addirittura peggio. Rimpiangono i tempi del lockdown in cui senza la fiumara dei ‘localari’ e dei turisti erano riusciti a riprendere possesso del loro quartiere. Questa ripartenza sregolata, dal loro punto di vista, è un’occasione sprecata.
Tuttavia, anche se la morsa dello Stato sulle libertà individuali si è di molto allentata, regole ce ne sono in tutto il bel paese. In ogni regione, Provincia, per arrivare ai Comuni, ognuno ha le sue regole più o meno rigide. Dallo struscio rigorosamente in mascherina di Carpi in Emilia al numero chiuso alla marina di Sanremo. Dal coprifuoco a suon di divieti di vendita di alcolici nelle ore serali di Roma e Milano, per arrivare dal pittoresco De Luca che in Campania ha minacciato di usare il lanciafiamme.
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