La Macedonia non piace a tutti
Nuovi scontri nella serata di ieri a Skopje fra polizia e nazionalisti macedoni, contrari all'accordo sul nome del loro Paese firmato in una cerimonia al confine fra Grecia e Macedonia.
In base a tale intesa, e se essa sarà ratificata dai due parlamenti, in Macedonia anche da un referendum, il Paese ex jugoslavo si chiamerà Repubblica di Macedonia del nord.
Come hanno riferito i media locali, i dimostranti, nel tentativo di forzare il blocco e entrare in parlamento, hanno lanciato sassi e petardi contro gli agenti in assetto antisommossa, che hanno risposto con i lacrimogeni.
Anche in Grecia gruppi di nazionalisti hanno manifesto contro l’intesa, che mantiene il termine ‘Macedonia’ nel nuovo nome del Paese vicino. Un termine, a loro avviso, che appartiene esclusivamente al patrimonio storico e culturale ellenico.
Accordo storico
Con la firma domenica di un accordo da tutti definito ‘storico’, Macedonia e Grecia hanno posto fine dopo 27 anni alla disputa sul nome del Paese ex jugoslavo.
L’intesa dovrà essere ratificata dai rispettivi parlamenti, e in Macedonia anche da un referendum popolare in autunno oltre che con emendamenti alla costituzione. Ma se da una parte l’accordo elimina il blocco di Atene al cammino di Skopje verso UE e Nato, dall’altra è tuttavia avversata duramente dalle opposizioni conservatrici e nazionaliste in entrambi i Paesi, dove quotidianamente si registrano manifestazioni di protesta, segnate spesso da incidenti e scontri con la polizia.
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