La giustizia belga che ieri notte ha lasciato in libertà Carles Puigdemont e i suoi quattro ministri 'esuli' a Bruxelles ha regalato oggi sollievo e qualche sprazzo di fiducia nell'Europa alla Catalogna ribelle. Un giudice belga ha respinto la richiesta di arresto formulata dalla giudice spagnola Carmen Lamela che giovedì ha messo in carcere preventivo l'altra metà del Govern.
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tvsvizzera.it/fra con RSI
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Puigdemont e i ministri torneranno dal giudice belga il 17 novembre, per la prima udienza sul fondo della richiesta di estradizione spagnola. La procedura potrebbe prolungarsi oltre le elezioni catalane del 21 dicembre convocate da Madrid. Il President sarà candidato. Non è chiaro ancora in che configurazione, se in un listone sovranista “per la difesa della Democrazia”, aperta anche al segretario uscente di Podemos in Catalogna Albano-Dante Fachin, oppure in una lista del PdeCat, il suo partito. La procura belga ha confermato oggi che potrà partecipare alla campagna elettorale. Dovrà restare in Belgio – con i 4 ministri ieri ha consegnato il passaporto – ma potrà fare politica.
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Lezione di democrazia
La stampa catalana oggi sottolinea la ‘lezione di democrazia’ data dalla giustizia belga – che ha lasciato in libertà gli “esuli politici” di Bruxelles – a quella spagnola, che ha invece messo in prigione i “detenuti politici” del resto del Govern catalano. Per gli stessi presunti reati. Ma la Spagna, ha accusato su Twitter Puigdemont, oggi è “uno stato lontano dalla pratica democratica”. In un articolo sul Guardian il President ha denunciato la “brutale offensiva giudiziaria” di Madrid, “gli inaccettabili abusi” di una giustizia spagnola “al servizio dell’agenda politica del governo” e le “molte irregolarità” nella causa contro il Govern.
C’è ora preoccupazione per l’interrogatorio giovedì a Madrid della presidente del Parlament Carme Forcadell e dei 5 membri della Presidenza accusati di “ribellione” come i ministri in carcere. Anche loro rischiano l’arresto. “Sarebbe inaudito”, ha detto il suo legale. La mano durissima di Madrid nei confronti dei politici ribelli catalani inizia a smuovere il finora assoluto silenzio del club dei governi Ue. Dopo le critiche a Madrid ieri dall’ex premier socialista belga Elio Di Rupo e dall’attuale vicepremier Jan Jambon, oggi il sindaco di Anversa Bart de Wever, capo del N-Va fiammingo, il primo partito nel governo del premier Charles Michel, ha fatto un parallelo fra la polizia catalana di Rajoy e il passato franchista della Spagna: “Repressione, gettare la gente in carcere per le sue idee, usare la violenza contro i propri cittadini. Questo è un conflitto politico”, ha avvertito.
Madrid cerca per ora di non gettare in pubblico benzina sul fuoco che minacci le relazioni con Bruxelles. “Rispettiamo la giustizia belga”, si è limitata a dire la vice premier Soraya de Santamaria. Una calma apparente però che difficilmente reggerà per i 2-3 mesi, almeno, dell’esilio belga del President.
Sindaci catalani a Bruxelles
Circa 200 sindaci catalani saranno domani a Bruxelles per denunciare davanti alle istituzioni europee la “repressione” spagnola contro la Catalogna. Lo ha reso noto la Associazione dei Municipi Indipendentisti (Ami).
La presidente dell’Ami Neus Lloveras ha indicato che la delegazione di sindaci chiederà la liberazione dei “detenuti politici” catalani a Madrid e denuncerà le violazioni dei diritti fondamentali perpetrate dalla Spagna in Catalogna.
Al momento non è da escludere una possibile presenza del presidente catalano deposto Carles Puigdemont.
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L’ordine d’arresto è firmato dalla giudice spagnola Carmen Lamela, che ha già mandato in carcere mezzo governo destituito. La giustizia belga ora dovrà pronunciarsi su una sua possibile estradizione e il presidente catalano rischia il fermo già dalle prossime ore: l’ufficio del procuratore generale del Belgio ha confermato di aver ricevuto la richiesta. Da Bruxelles…
Catalogna, mandato di cattura europeo per Puigdemont
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