Italia, “una sveglia per l’Europa”
Gli italiani avevano mille ragioni per distanziarsi dai partiti tradizionali, commenta giovedì la stampa svizzera. Tuttavia in ottica europea il segnale che giunge dall'Italia è preoccupante.
Un “mezzo premier”, “più gregario che guida”: così il Tages-Anzeiger definisce Giuseppe Conte, scelto dalla Lega e dai Cinque Stelle ” perché non fa ombra e sembra facilmente controllabile”.
La speranza – prosegue il quotidiano svizzero tedesco – è che “il professore” riesca rapidamente a plasmarsi una personalità politica, diventando “idealmente un mediatore tra l’Italia e l’Unione Europea”, “ammorbidendo e arrotondando i toni taglienti e da campagna elettorale degli euroscettici in patria”.
Ed è proprio in ottica europea che il nuovo governo italiano a guida Cinque Stelle e Lega suscita più apprensioni.
Una “stravaganza italiana”?
Per l’Aargauer Zeitung e la Basler Zeitung, il segnale che giunge dall’Italia è “una sveglia per l’Europa”. Interpretare quanto sta accadendo in questi mesi e anni nella Penisola “come una stravaganza italiana” sarebbe un grosso errore, scrivono i due giornali in un commento comune. Sì, perché “gli elettori italiani avevano buoni motivi per distanziarsi dai partiti tradizionali. Quando in un paese come l’Italia sempre più persone sono povere e hanno paura del futuro e che nello stesso tempo una piccola parte della popolazione diventa sempre più ricca, allora il sistema ha fallito. E i partiti di protesta e i radicali di destra hanno gioco facile”.
Un’analisi condivisa anche dal Corriere del Ticino, che non risparmia critiche alla stessa UE: non va dimenticato “che se in Italia molti cittadini hanno deciso di votare per due formazioni politiche populiste, ciò non è dovuto ad un improvviso colpo di sole collettivo che ha annebbiato la capacità di discernere tra il bene e il male. Il successo di Lega e Movimento 5 Stelle è il risultato di anni di delusioni da parte di molti italiani che nelle loro difficoltà quotidiane spesso e volentieri non hanno trovato né il sostegno dello Stato, né tanto meno quello dell’Unione europea”.
Un sentiero molto stretto
In un editoriale intitolato “L’Italia, l’Europa e noi”, il quotidiano della Svizzera francese Le Temps sottolinea appunto il malessere che domina nella Penisola nei confronti di Bruxelles: meno di quattro italiani su dieci ritengono che il paese abbia tratto benefici dall’appartenenza all’UE.
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Una cifra che deve far riflettere e che mostra quanto sia stretto il cammino di fronte al quale si trovano le istituzioni europee. “Diverse proposte del contratto di governo che Giuseppe Conte dovrebbe attuare – ad esempio l’emissione di debito utilizzabile dai contribuenti per pagare le loro imposte – sono contrarie […] ai trattati europei e inaccettabili per la zona Euro, della quale l’Italia è la terza economia”, scrive Le Temps.
Rischio bancarotta
Proposte che se veramente attuate – rincarano l’Aargauer Zeitung e la Basler Zeitung – “potrebbero condurre il paese direttamente in bancarotta”.
Secondo il giornale economico Handelszeitung, che ha molti dubbi sulla fattibilità di emettere dei mini Bot per finanziare le principali promesse fatte dai due schieramenti durante la campagna (reddito di cittadinanza, flat tax, pensioni…), “la buona situazione economica globale attuale potrebbe dare un po’ d’aria a Giuseppe Conte”.
“Fino a quando la congiuntura terrà e i tassi d’interesse resteranno ai livelli attuali, il debito pubblico rimarrà sostenibile”, rileva la Handelszeitung. E magari alcune riforme potranno essere attuate. Tuttavia se la situazione congiunturale dovesse cambiare, la prossima recessione è alle porte.
L’incognita ministro dell’economia
“Il vulcano italiano, se dovesse eruttare, seppellirebbe senza dubbio l’Unione europea sotto le sue ceneri eurofobe. Un’Unione nata a Roma 60 anni fa”.
Le Temps
La Tribune de Genève annota da parte sua che “la vera natura del governo Lega-M5S sarà determinata dal nome del futuro ministro dell’economia”. Nel caso in cui venisse designato Paolo Savona, vi è il rischio di uno scontro frontale con Bruxelles. “Paragonando la Germania di oggi con quella del regime nazista e accusando Berlino di aver ‘messo l’Italia in gabbia con l’Euro’, Savona pensa che Roma debba prepararsi ad abbandonare la moneta unica. Un ‘piano B’ che se attuato permetterebbe di negoziare in posizione di forza”.
“Come uscire da questa situazione”, si chiede Le Temps. “La soluzione è una sola: dire la verità e ammettere gli errori del passato”.
Contrariamente alla Grecia, l’Italia non ha lasciato coscientemente andare alla deriva le sue finanze pubbliche e i governanti non hanno camuffato le statistiche. “Non si tratta quindi di avere un regolamento di conti – prosegue il quotidiano della Svizzera francese. Bisogna però dire agli italiani che l’euro è mortale, che molte delle loro banche continuano ad avere l’acqua alla gola e che la Commissione europea è pronta ad esaminare, senza acrimonia, tutte le proposte presentate dal loro governo. Insistendo fin dall’inizio su un unico assioma: il vulcano italiano, se dovesse eruttare, seppellirebbe senza dubbio l’Unione europea sotto le sue ceneri eurofobe. Un’Unione nata a Roma 60 anni fa”.
La questione immigrazione
Il settimanale di destra Weltwoche analizza da parte sua i fatti italiani dall’angolo della migrazione e del possibile impatto per la Confederazione, tratteggiando uno scenario quasi apocalittico.
Il direttore della testata nonché parlamentare federale dell’Unione democratica di centro (destra conservatrice) Roger Köppel si chiede cosa succederà se l’Italia vorrà veramente sbarazzarsi dei 500’000 immigrati che vivono illegalmente sul suo territorio.
“È altamente improbabile che saranno trasferiti via nave attraverso il Mediterraneo verso l’Africa settentrionale”. Verosimilmente – prosegue Köppel attaccando la politica migratoria della ministra socialista Simonetta Sommaruga – sceglieranno di dirigersi a nord, “verso il paese dei funzionari amici della migrazione”, dove hanno diritto a un avvocato gratuito e dove ogni persona che entra diventa quasi automaticamente “bisognosa di protezione”. “Per farla breve – conclude – nella peggiore delle ipotesi la Svizzera deve prepararsi ad accogliere 500’000 rifugiati dall’Italia”.
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