In un anno sono raddoppiate, da 42 a 86, le persone sorvegliate dalla polizia ginevrina per sospetta radicalizzazione islamista, su un totale di 366 soggetti sottoposti a controllo nel cantone francofono.
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tvsvizzera/spal con RSI (TG del 19.3.2018)
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In proposito il consigliere di Stato Pierre Maudet spiega questa evoluzione con la sensibilizzazione dei responsabili delle comunità musulmane e con l’intensificazione della vigilanza nelle carceri. Secondo il capo del Dipartimento sicurezza ed economia la questione principale connessa con il fenomeno riguarda la gestione dei ritorni in Svizzera dei presunti foreign fighters.
A Ginevra, ha sottolineato Pierre Maudet, “abbiamo già gestito il ritorno di due persone: una di loro è stata oggetto di un accompagnamento su misura che dà risultati piuttosto buoni in fatto di risocializzazione”.
Il canton Ginevra, scrive al riguardo “Le Matin Dimanche”, è diventato il secondo centro di reclutamento jihadista dopo Zurigo e tra le 86 persone che hanno tentato di recarsi in Siria o in Iraq per arruolarsi nello Stato islamico (Isis) dal 2015 “15 venivano da proprio da Ginevra”.
Sempre secondo il giornale romando sono stati aperti procedimenti penali contro almeno nove di loro in Svizzera e in Francia. Dall’inchiesta giornalistica è emerso che la cellula ginevrina, una rete essenzialmente nordafricana, è legata alla moschea di Petit-Saconnex e comprende diversi autisti Uber.
Il cantone dove sono viene segnalato il maggior numero di jihadisti resta Zurico con 18, di cui 12 nella cittadina di Winterthur dove è stata chiusa una moschea sospettata di essere un centro di diffusione dell’estremismo islamico.
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