ONU, la tortura è sanzionata in modo troppo blando in Svizzera
Secondo il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, le pene previste dall'ordinamento elvetico per atti di tortura commessi nell'ambito di crimini contro l'umanità o crimini di guerra sono troppo brevi. Preoccupazioni sono state espresse anche in merito al finanziamento della nuova Istituzione svizzera per i diritti umani (ISDU).
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
Davanti alla delegazione elvetica, il relatore sulla Svizzera del Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, Todd Buchwald, ha rilevato mercoledì a Ginevra come la pena prevista per un atto di tortura nel quadro di un crimine contro l’umanità fosse “soltanto” di cinque anni e di tre anni per i crimini di guerra.
“Tali sanzioni sembrano assai leggere per crimini di simili dimensioni”, ha aggiunto il rappresentante statunitense: “Quali segnali si sta inviando?”. La delegazione svizzera, guidata dal vicedirettore dell’Ufficio federale della giustizia (UFG) Bernardo Stadelmann, non ha però risposto per il momento al quesito (l’audizione continuerà giovedì).
Soddisfazione per l’introduzione del reato di tortura
Il relatore dell’ONU ha invece definito “un’ottima notizia” l’iniziativa parlamentare approvata per il riconoscimento del crimine di tortura in quanto tale nel Codice penale. Diversi comitati delle Nazioni Unite e degli Stati membri lo chiedevano da tempi. Per vari anni, il Governo federale si era opposto a questa proposta, ritenendo sufficienti le norme in vigore.
Todd Buchwald ha accolto con favore anche la creazione della nuova Istituzione svizzera per i diritti umani (ISDU), una richiesta presentata da tempo da diversi comitati delle Nazioni Unite e da Stati membri. Ma il budget di un milione di franchi all’anno non è ritenuto sufficiente.
Anche i Cantoni sostengono l’istituzione a livello infrastrutturale e l’ISDU può attirare risorse supplementari tramite prestazioni, ha risposto un responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).
Si è dichiarato a favore di un meccanismo di indagine sistematico per le denunce di violenza sessuale.
Ha inoltre espresso preoccupazione per la mancanza di separazione tra minori e adulti e tra donne e uomini nei centri di asilo. Anche il collega cinese di Buchwald, Huawen Liu, ha espresso preoccupazione per la continua detenzione di giovani tra i 15 e i 18 anni nei centri di detenzione per richiedenti asilo.
Altre questioni sollevate riguardano il comportamento discriminatorio o razzista degli agenti di polizia e l’uso da parte della Svizzera di voli speciali per l’espulsione.
Nonostante queste criticità, i due co-relatori hanno sottolineato l’impegno internazionale della Svizzera. “Nella sua politica estera, la Svizzera è leader contro la tortura”, ha detto Buchwald. Liu ha affermato che la Svizzera è “tra i Paesi che collaborano meglio” con la commissione ONU.
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