Tornano gli svizzeri nei negozi di confine
Si rianimano bar, ristoranti e commerci delle zone a ridosso della frontiera, duramente colpite dalle restrizioni alle dogane durante la pandemia. Le reazioni a Ponte Tresa (Varese).
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L’ordinanza che da mercoledì permette a chi risiede entro 60 chilometri dal confine di entrare nel territorio italiano senza tampone ha già avuto i primi effetti. Complice anche il giorno festivo, oggi, giovedì, diverse persone residenti in Ticino si sono recate oltre frontiera.
A Ponte Tresa si vedono bar e posteggi che si riempiono, mentre il traffico cittadino aumenta: segno che il turismo della spesa si sta rianimando.
Un commerciante stacca il cartello “riaprite le dogane” che aveva affisso sulla vetrina, un altro espone la scritta “bentornati… i ponti sono costruiti per unire, non per dividere”.
Una edicolante dice: “finalmente i nostri politici si sono accorti che esistiamo. Il nostro diritto al lavoro prima ce l’avevano solo i frontalieri, ora ce l’abbiamo anche noi della fascia di confine. Era ora, siamo felicissimi”.
Anche Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell’associazione dei comuni italiani di frontiera, esprime la sua soddisfazione: “Stamattina ero in giro presto in paese e ho visto le prime code in dogana e al parcheggio di Piazza Europa. Ho pensato che siamo veramente ripartiti. È un ritorno alla normalità per le comunità di qua e al di là della frontiera, per noi è una ripresa economica. Per la popolazione del Ticino e dei Grigioni è tornare a fare ciò che quotidianamente facevano e che per sette mesi non hanno potuto fare. È un territorio che torna a vivere”.
La misura, anticipata ieri dal senatore PD Alessandro Alfieri e ufficializzata dal Ministero della salute, prevede che chi entra in territorio italiano per meno di 24 ore non debba esibire l’esito negativo di un tampone, se si reca in località che non distano più di 60 chilometri dalla sua abitazione. Tuttavia, deve sempre compilare il Passenger Locator FormCollegamento esterno.
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