Politica: quando i perdenti vicono lo stesso
Le idee politiche radicali possono portare a dei cambiamenti, anche quando nel sistema svizzero di democrazia diretta vengono sonoramente rigettate alle urne.
L’iniziativa che chiedeva l’abolizione dell’esercito svizzero è stata rigettata da due terzi degli elettori nel 1989, due anni fa l’elettorato (il 77%) ha bocciato il reddito di base incondizionato e una revisione del sistema finanziario – votata a giugno di quest’anno – è stata respinta approssimativamente dello stesso numero di cittadini.
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Mentre una chiara sconfitta (in termini matematici) alle urne può sembrare una perdita di tempo, di risorse materiali e personali, alcuni osservatori politici vedono nell’iniziativa per l’abolizione dell’esercitoCollegamento esterno “l’iniziativa popolare di maggior successo nella storia svizzera di sempre”.
Ci sono buoni motivi per essere d’accordo con questa conclusione.
Josef Lang, politico e storico, è pronto a elencare almeno quattro importanti risultati ottenuti dall’iniziativa pacifista: ha determinato un cambiamento radicale nella percezione pubblica dell’esercito svizzero di milizia, sfatando la sua importanza durante la Guerra Fredda, e ha contribuito a spianare la strada a una rivalutazione scientifica del ruolo della Svizzera durante la seconda guerra mondiale.
La riforma del servizio civile
Successi e insuccessi
In quasi 130 anni, gli elettori svizzeri – solo uomini fino al 1971 – hanno dovuto decidere su una vasta gamma di argomenti.
Ad esempio: divieto della macellazione rituale di animali, costruzione di minareti, massoneria; o mettere fuori legge la produzione di un superalcolico (assenzio).
Possiamo aggiungere alla lista il voto sull’estensione delle settimane di vacanze, rendere la Festa nazionale svizzera un giorno di ferie ufficiale, abolire l’ora legale, l’adesione svizzera alle Nazioni Unite o l’introduzione del suffragio femminile – per citarne solo alcuni.
Delle 211 iniziative votate fino ad oggi, solo 22 sono state approvate.
Altre 116 iniziative sono fallite ancora prima del voto non avendo raccolto le firme necessarie.
Probabilmente il più grande flop alle urne è stata l’iniziativa per sostituire l’IVA con una tassa sul consumo di energia. Ha avuto il sostegno di solo l’8% dei votanti nel 2012.
Josef Lang, uno dei primi membri del gruppo per una Svizzera senza esercito, dice che l’iniziativa ha inoltre contribuito ad aprire le porte all’approvazione di un servizio civile come alternativa al servizio militare obbligatorio, proposta accettata dall’83% degli elettori nel 1992.
Infine, ma non meno importante, Lang sostiene che la riforma dell’esercito di milizia e la drastica riduzione del numero di soldati nei decenni successivi sono anch’essi frutto del voto del 1989.
In realtà, il risultato è stato uno shock per l’élite politica e per una gran parte della società, che era prigioniera di una certa mentalità legata all’era della Guerra Fredda: data l’affluenza alle urne del 69% – altissima in Svizzera -, è giusto dire che il cittadino svizzero ha votato decisamente per il cambiamento.
Il risultato giunse dopo una spettacolare campagna con numerosi dibattiti pubblici accesi in tutto il paese e una manifestazione popolare (un festival musicale) davanti a Palazzo federale, sede del parlamento svizzero.
“Abbiamo portato la campagna nelle strade – afferma Lang – e fatto appello con successo a gran parte della società”.
Inoltre, il gruppo pacifista è tutt’ora una forza politica da non sottovalutare dopo oltre 35 anni dalla sua fondazione.
Lang è uno dei tanti attivisti che si sono fatti strada nella politica svizzera, sia a livello nazionale, cantonale o locale. L’ex membro del parlamento svizzero per il Partito dei Verdi aggiunge che molti altri attivisti del movimento hanno trovato un lavoro nelle ONG, grazie alla loro esperienza pratica maturata nel movimento.
Modello di comportamento
Il secondo esempio di una storia di successo è stata l’iniziativa di due anni fa di introdurre un reddito di base incondizionato (RBI).
Per Daniel Häni, imprenditore di Basilea e uno dei co-iniziativisti, la bocciatura del 76,9% dei cittadini alle urne non è stata davvero una sconfitta.
“Perché in democrazia non si tratta solo di vincere o perdere. È importante il dibattito che ne scaturisce e le relative idee, le mie e quelle degli altri “, afferma Häni.
Il movimento pacifista del 1989, prosegue Häni, è stato un modello. Ha mostrato come è possibile realizzare un cambiamento fondamentale nella società.
Häni fa anche riferimento a un sondaggio Collegamento esternocondotto il giorno dopo il voto del 2016. Fu rilevato che più di due intervistati su tre ritenessero che ci sarebbe stato un altro voto sulla stessa questione nel futuro. “Questo dimostra che l’idea di un cambiamento culturale rimane sul tavolo”.
Progetti pilota
In effetti, sono in programma numerosi studi o progetti sono già in corso in diversi paesi per introdurre un reddito di base incondizionato, anche se solo su piccola scala e per un periodo limitato. La città svizzera di Rheinau è solo un esempio e in altri paesi si stanno facendo passi avanti per organizzare votazioni popolari su proposte simili.
C’è ancora molto interesse per un reddito di base, secondo Häni, che è regolarmente invitato a discussioni sulla questione in Germania e in Austria. Il co-fondatore dell’iniziativa RBI, Enno Schmidt, ha recentemente completato un tour in Europa, Asia e Nord America.
Häni ritiene che l’RBI potrebbe persino diventare un argomento per la campagna presidenziale del 2020 negli Stati Uniti, se il fondatore di Facebook e filantropo Mark Zuckerberg decidesse di entrare in lizza come sostenitore dichiarato del reddito di base.
“La nostra iniziativa, aggiunge Häni, è stata uno stimolo per il dibattito mondiale”. Secondo la Rete europea del reddito di baseCollegamento esterno, alcune forme di reddito di base sono prese in considerazione in 26 paesi.
Rete internazionale
I promotori dell’iniziativa Per una moneta intera, una proposta di riforma radicale del sistema finanziario svizzero, fanno anch’essi parte di una rete internazionale di persone che condividono le stesse idee.
Maurizio Degiacomi, che ha fatto parte del gruppo che ha condotto la campagna a favore dell’iniziativa, afferma che il risultato negativo del voto del giugno scorso non è stato affatto visto come una sconfitta demoralizzante. Al contrario, sostiene che ha avuto successo nell’accrescere la consapevolezza nel mondo.
“Sia i principali media internazionali sia i blog specializzati – ricorda Degiacomi, hanno riportato l’iniziativa e hanno presentato l’idea che sta alla base all’attenzione del pubblico”.
Per quanto riguarda l’impatto in Svizzera, l’Associazione Modernizzazione MonetariaCollegamento esterno (MoMo) continuerà a spingere per una riforma del settore finanziario, ma non è ancora chiaro come.
Il gruppo dietro l’iniziativa si è chinato per esaminare il risultato del voto, per rivedere le sue tattiche, nonché valutare i risultati e le carenze della campagna ed esplorare nuove strade.
Degiacomi, direttore dell’associazione MoMo, afferma che il team di volontari e il comitato – persone di ogni ceto sociale – hanno avuto bisogno di tempo per riprendersi dopo il voto. Dopotutto è stata una lunga campagna ed è stata combattuta senza grandi mezzi finanziari.
L’esempio dell’iniziativa della moneta unica, come altre idee originali, mostra che le proposte radicali raramente vengono accettate in un primo tentativo dal sistema svizzero di democrazia diretta. Potrebbe semplicemente richiedere più tempo per conquistare votanti.
Traduzione dell’inglese di Riccardo Franciolli
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