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Per Pascal Couchepin è troppo presto per giudicare la gestione della crisi di Credit Suisse

pascal couchepin
Secondo il già presidente elvetico, il diritto d'urgenza è stato applicato correttamente. © Keystone / Urs Flueeler

L'ex consigliere federale e già presidente svizzero Pascal Couchepin, ospite martedì sera a Massagno, nel canton Ticino, alla presentazione del libro "Come cambia la Svizzera" del giornalista Moreno Bernasconi ha detto la sua sul caso Credit Suisse ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera italiana RSI.

Secondo l’ex consigliere federale Pascal Couchepin, che nel 2008, quando UBS fu salvata dalla Confederazione, era presidente svizzero, ha detto, è ancora troppo presto per esprimere giudizi definitivi sulla gestione della crisi di Credit Suisse: “Penso e spero che sia così. Siamo ancora nella fase di realizzazione delle decisioni che sono state prese dal Consiglio federale e dall’UBS”, ha dichiarato ai microfoni della RSI. “Quello che so è che la crisi del 2008 è stata ben gestita. La banca (UBS, ndr) si è ristabilita, la Confederazione e la Banca nazionale hanno guadagnato diversi miliardi. Quindi aspettiamo per Credit Suisse. Per il momento funziona, ma non è ancora finita”. 

“Dal canto mio – ha aggiunto Couchepin – ho avuto dei sentimenti di amicizia verso chi ha preso le decisioni nella crisi UBS. Decisioni difficili per le quali bisogna avere coraggio. Si sa che ci possono essere delle critiche e ci sono anche dei rischi. Non credo, però, che ci fossero altre soluzioni possibili”.

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Dopo settimane di esitazioni, dice, considera ora che la commissione parlamentare d’inchiesta che dovrebbe essere istituita nelle prossime settimane non sia una cattiva idea: “Vediamo che le cause della débacle di Credit Suisse sono tutt’altro che recenti. Bisogna domandarsi se i vertici hanno agito in modo intelligente. Certo, si tratta di un affare privato, ma lo Stato ha corso dei rischi e dunque la popolazione ha il diritto di sapere per chi sono stati presi dei rischi. Senza una commissione d’inchiesta c’è il rischio che la popolazione – me compreso – sia lasciata con il sentimento che si stia tentando di dimenticare troppo rapidamente quanto accaduto”.

C’è chi si è opposto al diritto d’urgenza, considerando che decisioni troppo importanti siano state prese in maniera troppo rapida. Ma ci sono situazioni in cui è necessario agire in questo modo: “Sì, il sistema svizzero è molto complicato e molto lento. Si danno molti diritti ai cittadini e alle cittadine, e c’è un’ampia possibilità di presentare dei ricorsi. Un sistema che però non è adatto alle situazioni catastrofiche dove bisogna agire dalla sera alla mattina. Per questo è giusto che nella Costituzione ci sia un articolo che dia, in caso di rischi imminenti, competenze straordinarie al Governo che siamo nell’interesse di tutto il Paese”. Certo, conclude, “non dev’essere usato spesso. Bisogna che sia davvero l’eccezione”.

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