La Svizzera, rispetto ad altri Paesi, ha accolto pochi pazienti provenienti dall'Ucraina. La ragione? Negli ospedali elvetici non vengono accolti soldati feriti durante i combattimenti.
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tvsvizzera.it/mrj
Dallo scorso autunno la Svizzera, dopo qualche esitazione iniziale, sta accogliendo feriti dall’Ucraina. Finora però sono solo 20 i pazienti curati negli ospedali elvetici, due dei quali in Ticino e uno nei Grigioni. Il loro numero è quindi molto più basso rispetto a quello di altri Paesi. Questo perché, per conservare la neutralità, la Confederazione non può accogliere chi ha partecipato attivamente a dei combattimenti.
A decidere chi può venire trattato, quando e in quale nosocomio è un comitato medico che coinvolge vari attori del sistema sanitario rossocrociato. Anche se attualmente si trova sotto pressione, l’Ucraina ha un sistema sanitario che ancora funziona. Le cure d’urgenza e quelle per problemi acuti vengono effettuate sul posto. La Svizzera garantisce solo l’evacuazione di pazienti con grandi ferite.
L’evacuazione di pazienti civili dal Paese in guerra è iniziata a settembre e finora sono stati accolti 20 pazienti, quattro dei quali minorenni, distribuiti in otto cantoni. Non si tratta solo feriti di guerra, però: tra le persone accolte si trova anche una donna con un tumore al seno che non poteva essere trattata nel suo Paese.
“Venti persone possono sembrare poco, ma il numero corrisponde alle richieste fatte dall’Ucraina”, ha spiegato ai microfoni della Radiotelevisione svizzera Michael Jordi, segretario della Conferenza dei direttori cantonali della sanità. Ed è con l’Ucraina che sono stati stabiliti i criteri per l’accoglienza. Il primo fra questi, spiega Jordi, è che si deve trattare di casi particolarmente gravi. Il secondo è che queste persone non riescano a essere curate nel loro Paese.
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