Nessun mutamento della politica monetaria: lo ha comunicato giovedì la Banca nazionale svizzera (BNS), all’indomani della decisione della Federal Reserve statunitense di aumentare di un quarto di punto il suo tasso direttore.
Le pressioni al rialzo sul franco svizzero permangono e non è quindi ancora il momento di cambiare politica monetaria. “Il franco rimane nettamente sopravvalutato”, ha indicato la banca centrale in un comunicatoCollegamento esterno, che ha anche ribadito l’intenzione di rimanere attiva – se necessario – sul mercato delle divise.
Questa politica espansiva ha per obiettivo di stabilizzare lo sviluppo dei prezzi e di sostenere l’attività economica. Ed è una politica che “funziona”, ha sottolineato il presidente della direzione della BNS Thomas Jordan, commentando la decisione
Concretamente, la BNS mantiene tra il -1,25% e il -0,25% il margine di fluttuazione del Libor a tre mesi, suo principale tasso di riferimento. Vengono anche confermati gli interessi negativi dello 0,75% sui conti giro presso l’istituto, che provocano non pochi grattacapi a casse pensioni, banche e risparmiatori.
La BNS non segue quindi le orme della Federal Reserve, che ieri ha operato un aumento del tasso di un quarto di punto, il secondo in dieci anni, lasciando inoltre intravedere la possibilità che procederà più velocemente del previsto nell’aumentare il costo del denaro: i ritocchi previsti per il 2017 sono infatti diventati tre, più dei due stimati in settembre.
D’altra parte l’istituto di Jordan più che alla Fed deve guardare alla Banca centrale europea. E la BCE giovedì scorso non aveva cambiato nulla, mantenendo invariato il suo tasso principale.
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