Crolla il numero di autonomi (padroncini) e lavoratori distaccati provenienti dall’Italia nel primo trimestre dell’anno ma cresce di pari passo in Ticino il fenomeno degli interinali, ovverosia dipendenti in affitto collocati da agenzie locali.
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tvsvizzera/spal con RSI (Quotidiano dell'8.5.2017)
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Le cifre che fotografano l’evoluzione del frontalierato nella Svizzera italiana, anticipate dal Corriere del Ticino, indicano un regresso del 31,2%, da 1’659 a 1’142, dei cosiddetti padroncini rispetto a un anno fa, soprattutto nel settore dell’edilizia dove il calo è addirittura del 52.8%.
Tendenza analoga per l’altra categoria di lavoratori soggetti a notifica (per un massimo di 90 giorni all’anno), vale a dire quella dei distaccati, scesi del 13,1% da 3’569 a 3’100. A tutto vantaggio delle assunzioni temporanee da parte di datori di lavoro elvetici, in particolare agenzie interinali, aumentate di quasi il 20%, da 3’523 a 4’208.
Il sospetto che inizia a serpeggiare negli ambienti professionali è che le pressioni da oltre frontiera sulla manodopera locale, con il beneplacito dei datori di lavoro “nostrani”, restano inalterate in barba ai vari albi degli artigiani (in odore di censura da parte delle corti federali), dei vincoli di 90 giorni e delle proposte in odore di “primanostrismo” (iniziativa all’esame del Gran Consiglio e legge cantonale sulle commesse pubbliche) attraverso un semplice cambio di statuto.
Per aggirare le norme cantonali e federali, ha per esempio denunciato il presidente dell’Associazione interprofessionale di controllo (AIC) Renzo Ambrosetti, i lavoratori temporanei autonomi e distaccati vengono assunti come frontalieri con permesso G da agenzie interinali: restano precari, a differenza dei frontalieri “tradizionali”, ma possono operare a tempo indeterminato nella Confederazione.
Per il momento però le autorità federali, in particolare la Segreteria di Stato dell’economia, restano prudenti e non ravvisano situazioni di abuso. Come si suol dire in questi casi, “affaire à suivre…”
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