Suicidio, “parlare può salvare”
In Svizzera ogni tre giorni un giovane di età compresa tra 15 e 29 anni muore in seguito a un suicidio. Una nuova campagna vuole mostrare ai ragazzi come aiutare i loro amici.
Tra le persone di meno di 30 anni, il suicidio è la prima causa di mortalità. Negli ultimi 20 anni, il numero complessivo di suicidi è diminuito di un terzo, passando da oltre 1’400 all’anno a poco più di 1’000. Tuttavia, dopo un calo costante, tra il 2014 e il 2015 è stato registrato un aumento proprio tra gli adolescenti e i giovani adulti.
Vi è però anche un altro dato che fa riflettere: il numero di tentativi di suicidio è da 10 a 15 volte superiore. Il fenomeno è particolarmente preoccupante tra i giovani: concerne una ragazza su cinque e un ragazzo su dieci, secondo Yves Dorogi, infermiere capo-servizio presso il Centro ospedaliero universitari del cantone Vaud.
Per cercare di sensibilizzare la popolazione e incitare i giovani a chiedere aiuto, una campagna nazionale di prevenzione del suicidio è stata lanciata lunedì dalle Ferrovie Federali Svizzere e dal cantone Zurigo, in cooperazione con Pro Juventute.
Il fulcro della campagna, intitolata “Parlare può salvareCollegamento esterno“, sono dei brevi video, pensati in particolare per essere condivisi sulle reti sociali, in cui cinque giovani raccontano Collegamento esternola loro esperienza e cosa significhi avere un amico o un’amica in profonda crisi.
La testimonianza di Elea:
Il messaggio è soprattutto quello di non esitare a chiedere aiuto: “Per una persona in grave difficoltà sentirsi ascoltata, compresa e presa seriamente è confortante e può portare a un miglioramento della situazione”, viene sottolineato. Gestire una persona con tendenze suicide è tuttavia impegnativo. Proprio perché si tratta di vita e di morte, è importante chiedere aiuto a un adulto e non diventare custodi di quel segreto.
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