Prima visita ufficiale svizzera in Ucraina
Quattro parlamentari elvetici si recheranno presto a Kiev e a Bucha, per quella che è la prima visita ufficiale da parte di rappresentanti della Confederazione dall'inizio del conflitto.
La visita della delegazione parlamentare svizzera, composta dalla presidente del Consiglio nazionale (Camera bassa) Irène Kälin e dai deputati Roger Nordmann, Yves Nidegger e Nik Gugger, sarebbe dovuta rimanere segreta principalmente per motivi di sicurezza e sarebbe stata resa nota solo dopo il rientro dei quattro politici.
Domenica però il settimanale SonntagsBlick ha svelato l’informazione, ciò che rischia di complicare l’organizzazione del viaggio, i cui dettagli devono ancora essere definiti, ma che dovrebbe durare un paio di giorni. I servizi del Parlamento hanno ricevuto qualche critica per non essere riusciti ad impedire la fuga di notizie.
“Segnalare il sostegno svizzero, nient’altro”
Secondo la portavoce dei servizi del Parlamento, Karin Burkhalter, citata dalla Tribune de Genève, Irène Kälin avrebbe ricevuto un invito da parte del presidente del Parlamento ucraino Ruslan Stefanchuk un paio di settimane fa e l’avrebbe accettato.
Interpellato dal giornale Le Temps in merito alle ragioni della visita, il consigliere nazionale Roger Nordmann ha risposto che “si tratta di segnalare il sostegno della Svizzera all’Ucraina, nient’altro; i membri del Governo ucraino avranno probabilmente anche delle rimostranze, che ascolteremo”.
Tra i membri della delegazione vi è pure Yves Nidegger, membro dell’Unione democratica di centro (UDC, destra sovranista) che in queste settimane ha più volte criticato il Governo federale per il fatto di aver ripreso le sanzioni internazionali contro la Russia e di non seguire così più una politica rispettosa del principio di neutralità.
Intervistato dalla Radiotelevisione Svizzera, il politico ginevrino ritiene che la visita della delegazione parlamentare non c’entri nulla con la questione della neutralità spesso evocata dal suo partito. “Si tratta di un incontro fra parlamentari e non fra esecutivi – afferma. Il senso della visita è di vedere la situazione e ascoltare le loro richieste perché naturalmente si aspettano qualcosa. E poi vorrei essere la voce, troppo poco ascoltata, di coloro che in parlamento sono legati alla neutralità, che non si lasciano sopraffare dalle emozioni e che non propongono vendite d’armi, una pessima idea secondo me”.
E sempre in tema di neutralità e sul suo significato per la Confederazione, la Radiotelevisione Svizzera ha intervistato anche lo storico Sacha Zala. Un concetto, spiega Zala, che la Svizzera “adopera spesso come surrogato per non dover prendere delle decisioni. Noi abbiamo paura a prendere delle posizioni chiare e quindi adoperiamo questo fattore N della neutralità come oracolo per giustificare quello che vogliamo o non vogliamo fare”.
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