Una lingua dei segni per udenti e universale
Una lingua dei segni elementare, senza varianti nazionali, destinata agli udenti e non necessariamente silenziosa. È il progetto Uniwording, nato sette anni fa nella Svizzera italiana e ora rilanciato attraverso un set di carte da gioco illustrate. Ne abbiamo parlato con l'ideatrice Mirella De Paris.
Uniwording nasce per il desiderio “di intendere la lingua dei segni non soltanto come un linguaggio segregato nel mondo dei non udenti”. È “una lingua bellissima, che tante persone hanno voglia di imparare”, osserva la presidente dell’associazioneCollegamento esterno.
L’idea è di mettere a disposizione un codice universale, “che possa essere in un certo senso il superamento dell’esperanto, e che si può usare ovunque per superare le barriere linguistiche”.
Segni dalle principali lingue
In effetti, la lingua dei segni non è una sola: ogni comunità linguistica ha la propria. Nel nostro Paese si usano quelle italiana (LIS), francese (LSF) e della Svizzera tedesca (DSGS). Ne esiste, peraltro, anche una basata sull’esperanto (chiamata signuno).
È “dalle principali lingue attualmente usate dai sordi nel mondo” che Uniwording ha mutuato i segni che la compongono. “Abbiamo prima scritto quali sono le parole che vogliamo inserire nel vocabolario Uniwording [il primo obiettivo è 1500 termini, ndr] e poi, dopo aver visto nelle varie lingue come le singole parole sono segnate, abbiamo scelto i segni che ci sembrano più semplici, più facili da memorizzare”.
Semplice e sgrammaticata
Le vere lingue dei segni hanno una loro morfologia e sintassi –le quali, peraltro, non sempre coincidono con quelle della lingua parlata della comunità di riferimento- e sono sistemi complessi che consentono di esprimere qualsiasi pensiero, messaggio o emozione utilizzando –oltre ai segni delle mani- anche espressioni del volto e movimenti del corpo.
A caratterizzare Uniwording è invece l’elementarità. L’associazione propone “una lingua in un certo senso sgrammaticata, che possa essere usata con estrema facilità”. In sostanza, la frase ‘oggi voglio andare a mangiare al ristorante’ si sintetizza in ‘io oggi mangiare ristorante’.
È anche per questa sua natura rudimentale, che Uniwording non può né ha intenzione di essere lingua per la comunità dei sordi.
Il “precedente”: Gestuno
Del resto, neppure la Lingua dei segni internazionale (IS, chiamata talvolta Gestuno) proposta dalla Federazione mondiale dei sordi (una raccolta dei segni, circa 1500, internazionalmente più diffusi e mutualmente comprensibili) si è mai davvero imposta.
“Abbiamo avuto una studentessa universitaria che ha fatto un’indagine per vedere perché le lingue internazionali non abbiano avuto il successo sperato”, spiega Mirella De Paris, “e si è scoperto che i sordi preferiscono parlare con la loro lingua del cuore, quella che imparano sin da piccoli, ovvero la lingua del posto”.
Non per forza silenziosa
Quanto invece agli udenti che vorranno imparare Uniwording, non solo disporranno di una gestualità che potranno abbinare alla lingua parlata comunicando con persone di altri paesi, ma –confida De Paris- si avvicineranno a un sistema di comunicazione che usano i sordi, e da lì alla loro comunità.
Ma come si insegna Uniwording? Il prossimo obiettivo è quello di realizzare un’app, che oltre a offrire una figura schematica dei segni come sulle carte da giocoCollegamento esterno (opera dell’illustratrice Fiammetta Semini) mostri anche un’animazione di controllo. L’esperienza mostrerebbe tuttavia che il disegno delle mani, con le frecce che ne indicano il movimento e le didascalie descrittive, è il modo migliore per memorizzare i segni.
La proposta di lingua universale è stata anche testata nell’ambito dei Corsi per adultiCollegamento esterno del Canton Ticino e in alcuni doposcuola mamma-bambino della Svizzera italiana.
Nessun rischio di malintesi?
Uniwording ha ambizione di diventare mondiale. Ma come può il team di esperti avere la certezza che il segno scelto vada bene anche per le altre culture? E se altrove nel mondo coincidesse con un gesto d’altra natura, addirittura inopportuno o offensivo?
“Noi proponiamo Uniwording come sistema di comunicazione”, sottolinea l’ideatrice, non come una generica gestualità. “Quindi il segno che fuori contesto può eventualmente essere inteso anche male, di fatto non lo è perché viene inserito in un insieme di segni che fanno parte di un’organizzazione linguistica”.
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.