Sta creando qualche apprensione in Ticino la proposta proveniente da Bruxelles di far gravare le indennità di disoccupazione per i frontalieri allo Stato in cui questa categoria di lavoratori ha svolto effettivamente la loro attività.
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Cresciuto in Ticino, ho maturato esperienze in varie testate e in diversi media, dalla carta stampata e all’informazione online e alla radio. Iniziali: spal
Il progetto annunciato negli scorsi giorni dalla Commissione Ue – su cui comunque dovrà pronunciarsi ancora l’Europarlamento – rischia di avere conseguenze importanti per le finanze della Confederazione ma anche, sul piano amministrativo, per i cantoni che gestiscono gli uffici regionali di collocamento.
Aumento delle indennità in vista
Attualmente Berna, che trasferisce parte dei contributi di disoccupazione dei 314’000 frontalieri occupati nella Confederazione all’ente italiano INPS, ha adottato un’ordinanza europea in base alla quale è tenuta a corrispondere solo 5 mensilità al neo disoccupato (3 se ha lavorato per un periodo inferiore a un anno) e successivamente la competenza finanziaria è assunta dal paese di residenza effettiva. Ora l’Unione europea potrebbe estendere almeno a 12 mesi questo onere che secondo le prime stime costerebbe alcune centinaia di milioni alle casse della disoccupazione federali.
Preoccupazione in Ticino
Non sono mancate le reazioni preoccupate, soprattutto nei cantoni ad alta concentrazione di lavoratori transfrontalieri come il Ticino, all’esternazione di Bruxelles: per il titolare delle Finanze ticinesi Christian Vitta è necessario che su questo controverso tema si apra un dibattito a livello federale mentre per il consigliere nazionale della Lega (e municipale di Lugano) Lorenzo Quadri vi è un’unica soluzione alla questione, vale a dire la disdetta unilaterale da parte della Svizzera dell’accordo sulla libera circolazione.
Attualmente sono 314’000 i lavoratori transfrontalieri che svolgono un’attività lavorativa nella Confederazione. Seppure in Ticino, cantone confinante con l’Italia, la loro quota si sia elevata a 62’246 in novembre su una popolazione di 346’000 abitanti, è la Francia il paese da cui proviene il maggior numero di lavoratori pendolari in Svizzera, come si desume dal grafico sottostante.
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La concentrazione dei lavoratori frontalieri è forte soprattutto nei territori a ridosso dei confini. Nel seguente grafico si evidenzia la loro distribuzione nei comuni elvetici in rapporto alla manodopera locale.
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