Sono 87 milioni e non 50 come ritenuto finora gli utilizzatori della rete sociale i cui dati personali sono stati recuperati dalla società britannica Cambridge Analytica. Tra di essi anche 30'000 svizzeri e 215'000 italiani.
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tvsvizzera/mar/ats con RSI (TG del 5.4.2018)
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“In totale crediamo che le informazioni di 87 milioni di persone, prevalentemente negli Stati Uniti, possano essere state impropriamente condivise con Cambridge Analytica”, ha indicato mercoledì Mike Schroepfer, responsabile della tecnologia presso Facebook.
Gli utenti coinvolti in Italia sarebbero al massimo 214’134 mentre in Svizzera 29’198, stando alle cifre riportate dall’Ansa e dal giornale svizzero tedesco Blick.
Nel darne l’annuncio, Schroepfer ha comunicato che la società californiana ha introdotto una serie di misure per proteggere meglio i dati personali dei propri utenti.
In una conferenza telefonica con dei giornalisti, il patron della rete sociale, Mark Zuckerberg, ha ammesso che sono stati commessi errori. “Penso che nella vita si debba imparare dai propri errori”, ha affermato, impegnandosi a “fare meglio in futuro”, anche se “nessuna misura di sicurezza sarà perfetta”.
Zuckerberg, che la prossima settimana dovrà dare delle spiegazioni a dei membri del Congresso USA, si è comunque detto convinto di essere la persona adatta per dirigere il gruppo. Lo scandalo è finora costato caro a Facebook: da metà marzo, il valore in borsa della società è sceso di 80 miliardi di dollari.
La società d’analisi e di comunicazione britannica Cambridge Analytica ha da parte sua indicato di avere ricevuto i dati di sole “30 milioni” di persone, attraverso la società Global Science Research, e di non averli utilizzati nell’ambito della campagna per le presidenziali di Donald Trump.
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