C'è un nuovo colpo di scena nel braccio di ferro politico giudiziario fra Madrid e i vertici della Catalogna ribelle: il giudice Pablo Llarena del tribunale supremo di Madrid oggi ha revocato il mandato di arresto europeo emesso il mese scorso contro il presidente destituito Carles Puigdemont e i suoi quattro 'ministri' con lui in 'esilio' in Belgio. Mantenuto invece l'ordine di cattura in Spagna.
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tvsvizzera.it/fra con RSI
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Non sembra una misura distensiva, come si potrebbe credere. Lo stesso Llarena ieri ha negato l’uscita dal carcere al vicepresidente Oriol Junqueras e ad altri tre leader catalani detenuti da oltre un mese, Joaquim Forn, Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, tutti accusati come Puigdemont di ‘ribellione’ per avere portato avanti il progetto politico dell’indipendenza. Rischiano 30 anni di carcere.
La mossa di Llarena interviene mentre a Bruxelles la giustizia belga doveva pronunciarsi sulla richiesta di estradizione di Puigdemont e dei quattro ex-ministri, i cui avvocati denunciano come un “processo politico” la loro incriminazione in Spagna.
Il rischio era che l’estradizione venisse negata o concessa solo per imputazioni minori, come rileva lo stesso giudice spagnolo. Creando “una distorsione” fra accusati in Spagna e in ‘esilio’. E con un possibile impatto negativo per la giustizia spagnola, di immagine e di credibilità interna.
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Elezioni del 21 dicembre
La marcia indietro di Madrid interviene mentre in Catalogna parte la campagna per le cruciali elezioni del 21 dicembre. Una campagna anomala, con sei candidati in carcere o in ‘esilio’, fra questi Puigdemont (in Belgio) e Junqueras, leader e capolista di Erc (in prigione), e fra i protagonisti anche i ‘detenuti politici’ usciti ieri dal carcere.
Il presidente catalano esautorato non lascerà il Belgio, ha detto il suo avvocato. Sa che se metterà piede in Spagna verrà immediatamente arrestato. Farà campagna da Bruxelles.
Puigdemont (che si considera “il presidente legittimo”), destituito dal premier spagnolo Mariano Rajoy, farà campagna da Bruxelles, ma non potrà votare. Non si è registrato al consolato spagnolo di Bruxelles per il voto per corrispondenza perché sarebbe stato arrestato nella sede diplomatica.
Non è chiaro cosa succederà nel parlamento regionale se il 21 dicembre i sei detenuti o ‘esiliati’ saranno eletti. Unionisti e Indipendentisti lottano per conquistare i 78 seggi su 135 della maggioranza assoluta. E eleggere il nuovo presidente catalano. Sei poltrone vuote potrebbero falsare le maggioranze decise nelle urne.
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