Quando invece delle vigne, c’erano distese verdi di tabacco
La storia della coltivazione di foglie di tabacco in Ticino si situa tra la scomparsa dell'industria della seta e la diffusione su larga scala della viticoltura. Le tracce di questi passaggi sono state raccolte da un appassionato insegnante in pensione, entrato in possesso di preziosi reperti del secolo scorso.
Pochi tipi di produzioni industriali hanno avuto un impatto sulla società ticinese quanto la lavorazione del tabacco. Oltre ad aver contribuito a una serie di dinamiche diventate leggendarie, in cui il traffico di sigarette tra Svizzera e Italia disegnava la cornice per racconti di fughe rocambolesche su sentieri clandestini, la lavorazione delle foglie di tabacco ha anche avuto un grande peso sull’economia e sulla società di frontiera tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
Dell’epoca sono rimaste tracce palpabili sul territorio, come le strutture – oggi riconvertite ad usi differenti – che ospitavano le fabbriche di sigari, tra cui la Polus di Balerna o la Dannemann di Brissago. Meno appariscenti ma altrettanto preziosi per la memoria storica, sono invece i documenti e le fotografie dell’epoca.
Dopo aver insegnato per 40 anni nella scuola media, Guido Codoni, di Stabio, ha iniziato a dedicarsi attivamente a ripercorrere quelle che lui stesso chiama “le forti accelerazioni” subìte dalla società locale nel corso del secolo scorso, in modo che ciò che è stato non venga perso.

Altri sviluppi
L’epopea del contrabbando
“Tra l’anno 1000 e il 1900 – ci racconta Codoni – non è che ci siano stati poi così tanti avvenimenti. Mio nonno, che è nato alla fine dell’Ottocento, ha visto nascere il cinema, le auto, gli aerei. Poi lo sbarco sulla Luna, l’arrivo del nylon e della penicillina. Le generazioni attuali hanno poi vissuto l’arrivo di Internet, che ha accelerato moltissimo tutto quello che è avvenuto prima. Anche grazie ai mass media, la storia viaggia oggi a una velocità supersonica, spazza via tutto. Quindi è importante testimoniare qualche cosa del passato”.
Ed è così che, quando un amico di Codoni scopre delle lettere appartenenti alla famiglia di industriali del tabacco argoviesi Aeschbach, nascoste nell’intercapedine della storica casa Carabelli di Obino (frazione di Castel San Pietro), conoscendo la sua passione, lo chiama per parlargliene.
Proprio come pronosticato dall’amico, l’interesse dell’ex insegnante viene solleticato. Le numerose missive che i membri della famiglia svizzero tedesca si sono scambiati sono quindi state minuziosamente lette, scansionate e archiviate da Guido Codoni che da lì è partito per ulteriori ricerche sul tema.
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Codoni non era tuttavia nuovo a questo tipo di lavori. Dopo aver scritto diversi volumi che spaziano dal ruolo della frontiera di Stabio nella Seconda Guerra Mondiale (Il Gaggiolo sulla via della salvezza, 2014) alle testimonianze sul contrabbando (Storie di ramina, vicende, scoperte e incontri, camminando lungo il confine tra Mendrisiotto e Italia, 2018), si era infatti nel frattempo creato una solida rete di conoscenze che lo potessero aiutare a reperire ulteriore materiale.
Le fotografie raccolte sono state numerosissime e hanno contribuito, insieme ai racconti contenuti nelle lettere degli Aeschbach, a raggruppare gli elementi necessari per dare vita a Una soffitta raccontaCollegamento esterno (edito dalla Tipografia Stucchi, 2022). Quest’ultimo libro di Codoni non si limita alla storia della famiglia argoviese. Ma espande il discorso alla comparsa della coltivazione di tabacco in Ticino, arrivata soppiantando quella del gelso. E termina con la sua scomparsa, rimpiazzata, in un certo senso, dall’ulteriore diffusione della vigna nella regione.
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
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