Quando le scuole di design collaborano con le aziende
La più piccola bicicletta non pieghevole, parafanghi e pedali personalizzati con materiale riciclabile, coperture stroboscopiche dei cerchi riflettenti, borse e portapacchi innovativi. Ecco il risultato di quando le scuole di arte e design incontrano le aziende per promuovere un progetto comune.
Le idee, i concetti, i prototipi nati dalla collaborazione tra l’Università di Arte e Design di Losanna (Ecal) e il marchio di biciclette elvetico BMC sono presentati alla Milano Design Week negli spazi della ‘House of SwitzerlandCollegamento esterno’ in via Garibaldi, nel cuore del Fuorisalone Collegamento esternomilanese. Quale luogo migliore, infatti, per esporre il risultato di un semestre di lavoro? Al primo piano dello spazio espositivo, l’EcalCollegamento esterno e BMCCollegamento esterno presentano una collezione di accessori pratici e colorati per i moderni spostamenti quotidiani in bicicletta.
Una collezione creata dagli studenti del secondo anno di Bachelor in Design industriale, sotto la guida di Stéphane Halmaï-Voisard, responsabile del programma, e Christian Spiess, designer svizzero e – particolare non indifferente – appassionato di biciclette.
(Nel video i progettti degli studenti Mattia Cook, Sacha Dufour, Paul Gauthier, Marie Kurstjens, Sam Lombardo, Robin Luginbüh, Julie Meyer, Marco Renna).
“Per noi – racconta Stéphane Halmaï-Voisard – collaborare con le aziende è fondamentale. Aiuta i nostri studenti a immergersi nella realtà di ciò che li attende dopo gli studi, con le sue esigenze e i suoi vincoli. Ma anche con tutte le opportunità che una partnership di questo tipo può offrire”. È la politica dell’Università losannese che promuove da sempre questo tipo di collaborazione con l’industria. “Durante il loro percorso accademico – aggiunge Stéphane Halmaï-Voisard – gli studenti si confrontano continuamente con marchi, aziende, istituzioni locali o internazionali”.
“Conoscere il punto di vista della nuova generazione sul nostro settore è stata un’esperienza fantastica”
Christof Bigler, Industrial Design Team Leader di BMC
Così, durante lo scorso semestre, gli studenti si sono confrontati con BMC, conosciuta soprattutto per le sue biciclette da corsa e i rampichini. La sfida lanciata da BMC è stata però un’altra: la casa elvetica ha incaricato gli studenti di lavorare su una nuova gamma di biciclette non orientata sulle prestazioni ma piuttosto incentrata sul comfort e sulla funzionalità. Insomma, una bicicletta per l’uso quotidiano che vada bene un po’ a tutti.
Molte le idee, molti i progetti nati da questa premessa, tutti focalizzati sugli accessori e su una bicicletta urbana che offrono uno sguardo al futuro della mobilità su due ruote. “Nel mondo del ciclismo – ricorda Stéphane Halmaï-Voisard – BMC è sinonimo di prodotti all’avanguardia e ad alte prestazioni. Con la mobilità urbana, l’obiettivo del marchio si sposta radicalmente su prodotti comodi, piacevoli e pratici”. (BMC fino a poco tempo fa aveva una squadra professionista su strada con, tra gli altri, il campione belga Greg Van Avermaet, mentre oggi fornisce le biciclette a più squadre professioniste).
Uno sguardo diverso, giovane, quello che hanno cercato di offrire gli studenti dell’Ecal in questo semestre di lavoro. Lo conferma Christof Bigler, Industrial Design Team Leader di BMC: “Il design è qualcosa in continua evoluzione. Conoscere il punto di vista della nuova generazione sul nostro settore è stata un’esperienza fantastica”.
I progetti
La collezione di concetti che ne è scaturita presenta coperture stroboscopiche dei cerchi riflettenti per migliorare la visibilità. O ancora parafanghi, paracatene e pedali di plastica riciclata che permettono di personalizzare la bicicletta. Senza dimenticare un comodo carrello per la spesa che si aggancia facilmente al telaio della bicicletta e un manubrio robusto che include un cestino.
Da ultimo, gli studenti hanno anche pensato a un modello di bicicletta compatto che sia pratico per l’uso urbano (vedi foto). “Questa bicicletta – spiega Christian Spiess che ha seguito gli studenti durante il semestre – ha la particolarità di essere forse la più piccola bici non pieghevole. Una bici che ci consente di riporla facilmente in un ascensore quando torni a casa o per salire rapidamente su un mezzo pubblico”.
Vedremo nel prossimo futuro qualche idea presentata a Milano diventare realtà? “Sarebbe il nostro sogno – conclude Stéphane Halmaï-Voisard – anche se naturalmente per una scuola d’arte e design è l’aspetto pedagogico che interessa maggiormente”.
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