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Quante settimane di vacanze estive sono appropriate? Un articolo rilancia la polemica sul Canton Ticino

Giochi d estate alla fontana del Parco Ciani di Lugano.
Giochi d'acqua in estate alla fontana del Parco Ciani, a Lugano. © Keystone / Ti-press

Notoriamente a sud delle Alpi d'estate le scuole chiudono prima, e riaprono dopo rispetto alla maggior parte dei cantoni svizzeri. La differenza è in linea con il sistema federalista del Paese. Tuttavia, la polemica si riaccende periodicamente.

Questa volta è stato il quotidiano Aargauer Zeitung a rilanciare l’antica querelle con un articolo pubblicato nel fine settimana e disponibile (in tedesco) sul suo sito solo per chi è abbonatoCollegamento esterno al giornale. Si chiede il cronista, che gira la questione a politici ed esperte, se sia giusto che in Ticino studenti e studentesse abbiano vacanze estive più lunghe di quelle, per esempio, di Zurigo.

Nel sistema elvetico le questioni scolastiche sono competenza cantonale e quindi ogni Cantone ha il diritto e il dovere di stabilire il proprio calendario per l’anno scolastico. In effetti, in Svizzera non c’è una data unica di inizio e fine delle vacanze che valga per l’intero territorio nazionale. Tuttavia, il computo annuale del totale di giorni liberi per le classi scolastiche è sostanzialmente identico, come ricorda anche l’articolo in questione. È vero però che per quelle estive, il Ticino guida la classifica con dieci settimane, contro le cinque dei cantoni di lingua tedesca, e le sei o sette settimane di vacanza che sono normali in estate per i Cantoni di lingua francese, con variazioni fra Comuni e regioni.

Non capisco la domanda

Interrogato dal giornalista su come mai la questione non venga dibattuta largamente a sud delle Alpi, il politico ticinese Marco Romano (Centro, moderati) non nasconde il suo stupore per la domanda che arriva dalla Svizzera tedesca, e dichiara: “Non è un tema di discussione dalle nostre parti, perché non crea nessun problema”.

Sostiene Marco Romano che le temperature più alte da sempre, in estate, nel canton Ticino giustificano la scelta: “Sono in automobile in questo momento e il termometro segna 33 gradi. Sono ben contento di sapere le mie creature al fresco di una piscina, piuttosto che in una classe bollente”. Ricorda Romano, infine, che dotare vecchi edifici scolastici di impianti di climatizzazione per i mesi estivi sarebbe insensato dal punto di vista della politica energetica.

Piscina affollata in canton Ticino d estate.
La calda estate a sud delle Alpi riempie le piscine pubbliche. © Ti-press

Perché nessuno si preoccupa?

L’articolo insiste comunque nella caccia ad una specifica risposta: come mai il tema delle vacanze estive più lunghe non è dibattuto a sud delle Alpi? In effetti, scrive il giornalista, non c’è traccia di mozioni nel Parlamento cantonale ticinese sullo scottante tema.

Interrogato, il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport ticinese (DECS) ribadisce alla Aargauer Zeitung che temperature più alte in estate hanno senz’altro contribuito a quella che è una indiscussa tradizione nel cantone. Perché porrebbero, in caso di calendari come quelli di Zurigo, sfide nella logistica. Precisa quindi il portavoce del DECS Pietro Snider che se la domanda non preoccupa, è perché la situazione non è considerata problematica.

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Un’esperta di Zurigo la vede diversamente

Per l’articolo viene intervistata anche una professoressa di Scienza dell’educazione presso l’Università di Zurigo, che sottolinea come un dibattito pubblico sulla ripartizione dei giorni di ferie scolastiche, e in particolare sulla situazione ticinese, sarebbe necessario.

La professoressa Katharina Maag Merki dice: “Sotto il profilo della questione delle differenze discriminatorie nella formazione, ferie estive scolastiche tanto lunghe lasciano pensare”. Sottolinea che nel sistema elvetico scolastico ancora oggi il successo di studentesse e studenti dipende dal livello di educazione e finanziario delle famiglie d’origine. E dunque: “Elementi che potrebbero rafforzare ulteriormente il problema andrebbero prevenuti”.

Comunque, il giornalista ricorda che non esistono dati in Svizzera su un ipotetico effetto della differenza fra i calendari delle vacanze nei diversi cantoni. A livello internazionale, ci sarebbero però “indizi” sull’effetto potenzialmente negativo del cosiddetto “Summer gap”, la pausa estiva, su bambini e bambine che provengano da famiglie dallo status socioeconomico meno privilegiato.

Gruppo di bimbi e bimbe tornano a scuola dopo la pausa estiva.
In quasi tutti i cantoni svizzeri, le scuole riaprono a metà agosto. © Keystone / Laurent Gillieron

Denaro, tempo e disponibilità

Ipotesi contestata dall’economista della formazione Stefan Wolter dell’Università di Berna, che mette in discussione la solidità degli studi sul tema. Ricorda Wolter che “la maggioranza si rifà ad un unico studio, realizzato negli anni Ottanta in una scuola di Baltimora. Dubito fortemente che quelle conoscenze si possano riportare alla situazione odierna delle scuole svizzere”.

Perché le differenze socioeconomiche ci sono e restano, indipendentemente da quante settimane d’estate non si frequenti la scuola. Decisivo, se ragazzi e ragazze hanno la possibilità di fare delle vere vacanze, e questo “non dipende certo solo da questioni finanziarie”, ricorda l’accademico. Menzionando per esempio la disponibilità e la presenza di nonni e nonne, e quella di opportunità di campi scuola abbordabili. Anche Wolter, insomma, conclude: “Se non c’è dibattito sul tema, vorrà dire che va bene così per le famiglie ticinesi”.

Opportunità e risultati positivi

Dal Cantone, peraltro, ricordano che non solo in Ticino ci sono molte opportunità per sostenere le famiglie nell’organizzazione delle lunghe ferie estive. Quando si va a testare il livello della gioventù ticinese, in base al noto sistema “Pisa”: “Concluso il ciclo obbligatorio di studi, i e le ticinesi si collocano nella media svizzera, o un po’ sopra. Insomma, il nostro sistema scolastico porta nel complesso buoni risultati, a prescindere dalla durata delle ferie scolastiche estive”.

La chiusa dell’articolo viene lasciata al deputato Marco Romano, che lancia la provocazione. Visto che molti giovani in Ticino d’estate studiano le lingue, magari Zurigo potrebbe lasciarsi ispirare, allungare le vacanze scolastiche estive, e fare in modo che la sua gioventù impari un po’ d’italiano?

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