Quattro corsie al San Gottardo? “L’unica soluzione realistica”
Il potenziamento dell’asse autostradale alpino è vietato dalla Costituzione federale. Ma le lunghe colonne di auto ferme in prossimità della galleria fanno montare le polemiche.
I 20 chilometri di auto incolonnate al portale nord della galleria autostradale del San Gottardo durante la recente festività di Pentecoste hanno riproposto l’annosa questione del traffico congestionato lungo la direttrice nord-sud. La politica è entrata in fibrillazione e sono piovute proposte – alcune già scartate, altre di nuovo conio – per cercare di risolvere un problema che si ripropone a cadenze regolari nella Svizzera Italiana, soprattutto durante i ponti di primavera e in occasione degli esodi estivi.
Tra le idee che sono state avanzate in questi giorni figurano un sistema di prenotazione online dei transiti nel tunnel del San Gottardo, l’introduzione di pedaggi, treni navetta sulla vecchia linea alpina e l’apertura al traffico di tutte e quattro le corsie autostradali, di cui due saranno disponibili quando sarà inaugurato nel 2029 il secondo traforo attualmente in costruzione.
Zali: c’è un’unica soluzione
“L’unica soluzione che risolve il problema è quella che rende transitabili quattro corsie”, ha sottolineato negli studi della RSI il ministro ticinese Claudio Zali.
Naturalmente al direttore del Dipartimento cantonale del territorio non sfuggono le delicate implicazioni di natura giuridica (e politica) che derivano da questa posizione. L’articolo 84 della Costituzione federale posto a tutela della regione alpina, votato nel febbraio 1994 dal popolo svizzero, proibisce espressamente al capoverso 3 l’aumento della capacità viaria.
Una decisione che è stata all’origine della politica di trasferimento delle merci dalla strada alla rotaia portata avanti con successo dalle autorità federali e della successiva realizzazione delle grandi trasversali ferroviarie di base del San Gottardo, del Ceneri e del Loetschberg.
Anche se non tutti gli obiettivi sono stati raggiunti – il target di 650’000 camion attraverso l’arco alpino doveva essere raggiunto nel 2018 (a due anni dall’apertura della nuova galleria del San Gottardo), ma l’anno scorso ne sono transitati ancora 880’000 – la quota di merci trasportata su treno nella Confederazione è al 74%, un risultato invidiato dai nostri vicini.
Il capoverso 1 dell’articolo costituzionale, precisa in proposito Claudio Zali, “intende proteggere l’ambiente alpino dall’inquinamento e dalle immissioni prodotte da decine di chilometri di veicoli fermi che oggi ci sono da una parte e dall’altra del traforo autostradale” e occorre intervenire.
Non nella maniera però indicata dal politico ticinese, secondo Nara Valsangiacomo, dell’associazione Iniziativa delle Alpi, per la quale non sono tanto le lunghe colonne di auto ferme a pregiudicare l’ambiente. Una soluzione definitiva al problema, al di là delle varie proposte che vengono avanzate continuamente, la si potrà avere solo, evidenzia sempre la rappresentante ecologista, quando si riuscirà a internalizzare i costi esterni della mobilità motorizzata.
Il pedaggio discrimina il Ticino
Del resto che la sua idea, nonostante stia facendo sempre più breccia soprattutto nello schieramento conservatore, sia una “non soluzione che ha forti controindicazioni”, se ne rende conto lo stesso Claudio Zali che mette in guardia dall’altra ipotesi di cui si sta parlando con insistenza in questi giorni, qualla del pedaggio per la galleria del San Gottardo (come peraltro esiste sotto il Monte Bianco e il Gran San Bernardo). Quest’opzione infatti finirebbe, a suo dire, per discriminare l’unico cantone collocato interamente a sud delle Alpi, sui cui abitanti (ma anche le merci importate dal resto del Paese) graverebbe questa “tassa”.
L’applicazione di un pedaggio, anche in forme parziali (in determinate orari o su particolari categorie di utenti) potrebbe comportare ulteriori problemi, di ordine giuridico. Lo stesso articolo 82 della Costituzione federale infatti precisa che “l’utilizzazione delle strade pubbliche è esente da tasse” e, in merito ai rapporti con l’Unione Europea, l’accordo bilaterale sui trasporti terrestri ammette, all’articolo 40, il pedaggio che non può però superare il 15% delle altre tariffe di transito e in ogni caso non consente discriminazioni a carico delle e dei cittadini UE.
Il Road pricing
In proposito alcuni esponenti politici, analogamente al professore del Politecnico di Zurigo Massimo Filippini, ventilano la possibilità di introdurre un sistema di tariffazione flessibile (Road Pricing) su cui il Governo federale è stato chiamato a effettuare approfondimenti di tipo giuridico.
“Da un punto di vista economico, il sistema più efficiente è quello d’introdurre un pedaggio, vale a dire un prezzo che vari a seconda del volume di traffico presente ai portali del tunnel”, sostiene Massimo Filippini. I prezzi varierebbero nei differenti momenti della giornata, della settimana e del mese, osserva l’accademico, e probabilmente, durante la maggior parte dei giorni dell’anno, il costo sarebbe molto basso o uguale a zero.
+ Dalla prenotazione al pedaggio, il traffico al San Gottardo è ancora in cerca di soluzioni.
Prenotazioni online?
Il sistema di prenotazione online, ha fatto sapere l’Ufficio federale delle strade (USTRA) sarebbe di difficile attuazione, per la mancanza di apposite aree per i veicoli in attesa del loro turno.
Quindi alla fine, ribadiscono i sostenitori delle quattro corsie, una volta inaugurato il secondo tubo nel 2029 e ultimato il previsto successivo risanamento della vecchia galleria, l’unica soluzione praticabile sarà quella di approvare una modifica della Costituzione federale che consenta di superare i limiti indicati dall’articolo 84 capoverso 3.
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