Le norme elvetiche sono in ritardo nella lotta contro il riciclaggio
Critiche alla legislazione svizzera contro il denaro sporco da parte del Controllo federale delle finanze (CDF). In un rapporto si sottolinea che le norme anticipano raramente l’evoluzione del quadro internazionale, rendendo meno efficace l’azione delle autorità svizzere.
Per rafforzare la strategia contro questo fenomeno il Controllo federale delle finanze propone una serie di approfondimenti a tutto campo (audit indipendenti), che oltrepassino il ristretto ambito del riciclaggio. Il documento evidenzia anche che il sistema sanzionatorio non è sufficientemente dissuasivo dato che le società possono pagare pene pecuniarie che non superano i 5 milioni di franchi.
Il rapporto si basa su sedici verifiche e valutazioni relative alla lotta contro la criminalità economica che l’organo di vigilanza ha svolto tra il 2015 e il 2021 grazie all’impulso dato da un’iniziativa lanciata nel 2014 sotto la direzione dell’ex procuratore pubblico ticinese Paolo Bernasconi.
I tribunali che si occupano dei provvedimenti coercitivi sono spesso criticati per la loro lentezza. Ma, spiega sempre l’autorità federale, vi è solo un giudice responsabile di smistare gli enormi quantitativi di dati siglati: in alcuni casi la procedura può durare fino a 400 giorni.
Poche segnalazioni in settori strategici
Il Controllo federale delle finanze rileva pure che l’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS) riceve pochissime segnalazioni da settori chiave. Ad esempio, può succedere che l’autorità di vigilanza sulle fondazioni abbia sospetti di riciclaggio di denaro, ma al momento non trasmette tali informazioni. Anche la supervisione del registro fondiario potrebbe essere migliorata: difatti il settore immobiliare è tuttora una via privilegiata per introdurre fondi di origine illegale nel circuito finanziario legale.
I controllori federali puntano l’indice anche sul settore dei metalli preziosi: l’acquisto di materiali destinati alla fusione, il settore più rischioso, è infatti parzialmente escluso dal monitoraggio sull’origine delle materie prime (il controllo è limitato alla verifica del commercio di lingotti d’oro già raffinati).
Il ruolo degli inquirenti federali
Un quadro decisamente gravido di preoccupazioni, condivise anche dal Ministero pubblico della Confederazione che in una presa di posizione afferma di valutare costantemente possibili miglioramenti, pur confrontata con un campo d’azione limitato.
La Procura federale ritiene inoltre che la polizia federale (fedpol) debba istituire un cibercommissariato: le attuali minacce legate alla guerra in Ucraina dimostrano la necessità di una polizia e di procuratori specializzati nel campo della criminalità informatica.
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