Rifiuti romani attraverso la Svizzera? “Andranno comunque all’estero per anni”
Gli ambientalisti laziali sono certi che le esportazioni di rifiuti in treno - contestate in Svizzera - sono destinate a proseguire, che si faccia o no il nuovo contestato termovalorizzatore di Santa Palomba.
La notizia del recente accordo stipulato dalle autorità cittadine di Roma con la società olandese Amsterdam Waste Energy Company (AEB), proprietaria del termovalorizzatore di Westelijk Havengebied, per l’incenerimento di parte dei rifiuti dell’Urbe ha suscitato polemiche in Svizzera.
I treni con parte del pattume prodotto nella capitale, dove sono forti le resistenze politiche contro il progettato termovalorizzatore di Santa Palomba, sono infatti destinati a transitare (almeno fino al 2026) attraverso le nuove gallerie ferroviarie di base svizzere costruite sotto le Alpi e questo suscita critiche di ordine economico, logistico e ambientale, soprattutto tra gli ecologisti e le ecologiste che si interrogano sulla razionalità di tale strategia.
Trasporti insensati
“Che senso ha opporsi a un termovalorizzatore per poi bruciare quella stessa immondizia in Olanda, dopo un viaggio di 1’600 chilometri?”, si è chiesto il parlamentare socialista Bruno Storni secondo cui il trasporto in treno via Alptransit (il sistema di nuove trasversali ferroviarie alpine nella Confederazione) dei rifiuti, sussidiato dalla legge svizzera sul trasferimento merci su rotaia, “è una follia”.
Ai rilievi del deputato ticinese a Berna replica Legambiente Lazio, organizzazione che si sta distinguendo nell’opposizione contro il progetto promosso dal sindaco Gualtieri. Il presidente Roberto Scacchi ritiene che quei treni continueranno in ogni caso a viaggiare per i prossimi cinque o sei anni attraverso la Svizzera o verso altre destinazioni, che si faccia o no il termovalorizzatore: il problema vero è che a Roma “alla fine non si faranno impianti di nessun tipo”, mentre ce ne vorrebbero almeno venti, di varia natura, per risolvere la crisi dei rifiuti, che è destinata a durare ancora a lungo.
La questione di fondo, sostiene il dirigente regionale dell’organizzazione ambientalista italiana, è che “nessun grammo di rifiuti viene gestito all’interno della città e l’1,65 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti ogni anno vengono smaltiti da altre parti”, soprattutto ora che è stato appena chiuso dalle autorità comunali l’impianto di trattamento meccanizzato biologico di Rocca Ciencia (TMC).
Occorre diminuire la quota di rifiuti indifferenziati
E questo comporta inevitabilmente che i rifiuti debbano essere trasportati, mentre dovrebbero essere gestiti nella capitale, che ha una quota di differenziato ancora troppo bassa (45%), soprattutto se confrontata con quella dei comuni vicini come Fiumicino, che è al 65%, o altri che arrivano fino all’80%.
“Nessun grammo di rifiuti viene gestito all’interno della città e l’1,65 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti ogni anno a Roma vengono smaltiti da altre parti”
Roberto Scacchi, Legambiente Lazio
“Con il termovalorizzatore previsto a Santa Palomba” da 600’000 tonnellate all’anno, che sarà il più grande in Italia dopo quello di Acerra in Campania, afferma Roberto Scacchi, “ci condanniamo per i prossimi 30 anni a produrre e persino importare spazzatura per alimentare la pancia del futuro inceneritore (…) nonostante esistano altri metodi per il trattamento delle plastiche miste, dei tessili, delle terre rare e delle terre di spazzamento delle strade”. Il nuovo inceneritore, insomma, è dal suo punto di vista “sbagliato” non certo perché è meglio trasportare i rifiuti in Olanda ma per evitare di continuare a produrre indifferenziato per decenni.
Corte di giustizia UE contraria all’esportazione di immondizia
Intanto però, secondo gli ultimi dati disponibili dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) relativi al 2021, l’immondizia nell’Urbe è aumentata del 4% e il Lazio ha il primato italiano, con la Campania, dei maggiori quantitativi di spazzatura smaltita all’estero. Una pratica condannata nel novembre 2021 dalla Corte di giustizia europeaCollegamento esterno che ha dichiarato illegittime le spedizioni oltre frontiera di rifiuti urbani sottoposti a trattamento meccanico biologico (Tmb).
In proposito i giudici europei hanno ricordato che i rifiuti urbani non differenziati provenienti da raccolta domestica devono essere inviati, in virtù del principio di prossimità, all’impianto più vicino al luogo in cui vengono prodotti per limitarne al massimo il trasporto. Ogni Stato insomma deve dotarsi di una rete di strutture che consenta loro di conseguire l’autosufficienza nel trattamento del pattume.
+ In Ticino il termovalorizzatore di Giubiasco non fa più discutere.
In attesa di vedere come finirà la vertenza termovalorizzatore – che sta spaccando il fronte progressista sul piano nazionale e su cui pende la minaccia di un referendum – continuano i viaggi dei convogli verso gli inceneritori di Spagna, Portogallo, Austria e, ultimamente, anche di Svezia e Paesi Bassi, come testimonia il contestato accordo con il termovalorizzatore olandese. L’intesa stipulata dalla municipalizzata della capitale (AMA) con la citata Amsterdam Waste Energy Company (AEB) prevede l’invio di 50’000 tonnellate (su treni da 900 tonnellate che partiranno da Civitavecchia), che andranno ad aggiungersi alle 400’000 già destinate all’estero da precedenti contratti.
Una scelta ritenuta obbligata dalle autorità cittadine: le 900’000 tonnellate annue di indifferenziato di Roma (55%) che non finiscono nelle discariche inquinanti – per le quali vigono vincoli stringenti (massimo del 10% dell’immondizia entro il 2030) – devono per forza essere bruciate negli inceneritori (in Italia o all’estero). E questo almeno fino al 2026 quando, secondo i piani della giunta Gualtieri, sarà inaugurato il termovalorizzatore di Santa Palomba.
Porta a porta e nuove tecnologie
Una prospettiva che non è ovviamente condivisa da Legambiente che insiste invece per l’estensione del porta a porta, dove a Roma si è fermi da 10 anni al 29% delle utenze, rileva Roberto Scacchi, mentre in altre realtà come Milano viene garantito all’intera popolazione. Basterebbe quindi imitare quanto sta già facendo il resto dell’Italia, che nel complesso è ai vertici in Europa della raccolta differenziata, con una quota di riciclo dei rifiuti urbani e speciali-industriali del 72% (media UE: 53%). Ma vi è un secondo elemento in gioco.
“L’inceneritore di Santa Paloma è sbagliato, non certo perché è meglio trasportare i rifiuti in Olanda ma per evitare di continuare a produrre indifferenziato per decenni”
Roberto Scacchi, Legambiente Lazio
Oggi, osserva sempre il presidente di Lagambiente Lazio, esistono tecnologie innovative per il trattamento della spazzatura, come gli impianti a digestione anaerobica per l’organico, che costituisce il 40 per cento di tutto quello che produciamo a livello di rifiuti ed è all’origine di emissioni maleodoranti nell’ambiente e di percolato.
L’ultima frontiera, oltre agli impianti per il riciclo delle carte e del vetro, è poi rappresentata dai macchinari per il recupero delle plastiche miste e delle terre rare, che troviamo anche nei vecchi cellulari, la cui domanda sta aumentando in modo esponenziale nel mondo. Esistono anche le bioraffinerie che trattano l’indifferenziato senza combustione che consentono, attraverso processi chimici, di ottenere materiali riutilizzabili come il bioetanolo.
“Se abbattiamo di 200’000 tonnellate la quota di indifferenziato è più che sufficiente l’inceneritore già esistente dell’Acea a San Vittore (Frosinone)”, afferma il responsabile regionale dell’organizzazione ecologista. “Come Legambiente abbiamo avuto un approccio realistico e pragmatico alla questione e fino a 15 anni fa sostenevamo la realizzazione di un nuovo termovalorizzatore nel Lazio”, conclude Roberto Scacchi, “ma ora disponiamo di nuove tecnologie che lo rendono superfluo, se non nocivo in ottica ambientale”.
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