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Urne aperte in Iran che decide sul suo futuro

Gli iraniani scelgono oggi il loro presidente, a quattro anni dall'elezione del moderato riformista Hassan Rohani che torna a candidarsi in contrapposizione al conservatore Ebrahim Raisi, sostenuto dagli ambienti religiosi tradizionalisti che fanno leva sulla propaganda isolazionista e populista. 

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La Guida suprema, l’ayatollah Sayyed Ali Khamenei, è stato tra i primi a votare. Dopo aver deposto la scheda nell’urna, ha rivolto un appello agli iraniani affinché partecipino in massa al voto.

Circa un’ora dopo si è recato al proprio seggio anche il presidente, il moderato Hassan Rohani, che punta a essere riconfermato per il secondo mandato. Molti considerano queste elezioni come una sorta di referendum sull’operato di Rohani in questi quattro anni, soprattutto per quanto riguarda l’accordo sul nucleare con le potenze occidentali che ha portato alla fine delle sanzioni.

Ma le speranze suscitate da quell’accordo finora sono state disattese e non si vedono ancora effetti concreti sull’economia nazionale e sulle condizioni della popolazione mentre il malcontento delle classi più disagiate viene raccolto dalle organizzazioni islamiste vicine ai conservatori che dispongono di una imponente rete sociale in favore dei meno abbienti.  

Le elezioni presidenziali in Iran si svolgono simultaneamente con le elezioni dei Consigli islamici di città e villaggi. Alle urne sono chiamati 56,4 milioni di iraniani, di cui 1,3 milioni di giovani che vanno al voto per la prima volta. Se nessuno dei pretendenti supererà il 50% dei voti si procederà al ballottaggio tra i due candidati meglio piazzati.

Secondo i sondaggi resi noti due giorni dal ministero dell’Interno, in base alle dichiarazioni di voto l’affluenza dovrebbe superare il 72%.

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