Sono ripresi a Ginevra i colloqui di pace per la Siria sotto l’egida dell’ONU.
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I negoziati indiretti condotti dall’inviato delle Nazioni Uniti Staffan De Mistura, che dovrebbero concludersi venerdì o sabato, dovranno approfondire i quattro punti concordati precedentemente che riguardano la futura Costituzione, la governance, l’organizzazione di nuove elezioni e la lotta al terrorismo.
Ma le divergenze tra la delegazione del regime guidata dall’ambasciatore siriano all’ONU a New York Bashar Jaafari e i rappresentanti delle opposizioni Nasr al-Hariri e Mohammad Sabra restano profonde. In particolare tra le parti vi è totale disaccordo sul futuro ruolo dell’attuale presidente.
Sull’esito dell’incontro pesano poi le recenti dichiarazioni dello stesso Bashar al-Assad che aveva definito l’appuntamento a Ginevra “colloqui per i media” che nulla avrebbero aggiunto rispetto quanto stabilito a inizio mese ad Astana.
In quell’occasione infatti Russia, Turchia e Iran si erano fatti promotori di un’intesa che imponeva la tregua in quattro zone del paese, in genere assediate dalle truppe regolari di Damasco.
Ma mentre a Ginevra si discute di pace resta drammatica la situazione sul terreno, come testimonia l’inviata del TG Paola Nurnberg che oggi è giunta ad Aleppo, la più popolosa città della Siria, contesa ferocemente per anni da oppositori al regime di Bashar al-Assad e truppe regolari lealiste. Il racconto sul posto dell’inviata e autrice del dossier su rsi.chCollegamento esterno .
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