Imposte dei frontalieri all’Italia, il Ticino frena
Tornano di attualità in Ticino i ristorni, vale a dire la quota di imposte prelevata ai lavoratori frontalieri spettante all'Italia in virtù dell'accordo del 1974.
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tvsvizzera/spal con RSI (Quotidiano del 17.5.2018)
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Nella Svizzera italiana si sono levate più voci critiche sull’agire dell’Italia, che tarda a firmare l’intesa di massima raggiunta nel dicembre del 2015. Il consigliere di Stato leghista Claudio Zali intende addirittura sospendere il versamento che si aggira attorno a 80 milioni di franchi, come peraltro già avvenuto nel 2011, in attesa che Roma completi opere di interesse transfrontaliero e sulla questione si dovrà pronunciare entro la fine di giugno il governo cantonale.
E in proposito si profila una decisione che verrà presa con una maggioranza risicata (3 voti contro 2) in seno all’esecutivo, visti i rapporti di forza (due leghisti da una parte confrontati con i tre colleghi con posizioni ancora da definire, almeno in un caso).
Ma del tema di sta occupando anche il parlamento ticinese che nelle prossime settimane sarà chiamato ad esaminare una mozione del Partito popolare democratico (democristiani). Il testo, passato con nove voti contro sette in commissione, propone di vincolare i ristorni, destinati in particolare ai comuni della fascia a ridosso del confine, a determinati interventi finalizzati al miglioramento della mobilità nella regione transfrontaliera.
L’approfondimento su questa vertenza del Quotidiano con Alex Farinelli, capogruppo del Partito liberale radicale nel Gran Consiglio (parlamento) ticinese e il suo collega Maurizio Agustoni, estensore della mozione del Ppd.
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