Diritti umani, niente mani libere al governo in tema di sanzioni
Il governo federale non potrà decidere autonomamente sanzioni a persone o entità coinvolte in gravi violazioni del diritto umanitario o dei diritti umani.
La proposta, avanzata in giugno dalla Camera bassa nel quadro della revisione della legge sugli embarghi inviata al parlamento dell’esecutivo, è stata oggi rigettata dallo stesso Consiglio Nazionale – con 103 voti contro 83 – dopo le perplessità espresse su questo punto dall’altra camera.
Nella riforma vengono ampliati i margini di manovra in materia del governo, al quale viene attribuita la facoltà di adottare autonomamente misure coercitive nei confronti di altri Stati, individui e società, tutte le volte che gli interessi del Paese lo rendano necessario.
Più poteri all’esecutivo
Attualmente al Consiglio federale è concesso di varare sanzioni, limitate nel tempo, decretate dall’ONU, dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) o dai suoi principali partner economici. Al di fuori di questo contesto deve adeguarsi ai ristretti limiti previsti dalla Costituzione.
Ma negli scorsi mesi il Consiglio nazionale ha voluto estendere le prerogative indicate nel testo della riforma all’esame delle Camere, aggiungendo la possibilità per l’esecutivo di sanzionare anche persone o entità coinvolte in violazioni del diritto internazionale umanitario o in qualsiasi altra forma di atrocità.
Consiglio degli Stati contrario
In proposito però al Consiglio degli Stati è stato osservato che questa disposizione avrebbe gravi ripercussioni sulla neutralità del Paese e solleverebbe una serie di difficoltà dal punto di vista dello Stato di diritto.
Erano infatti stato sollevato dai senatori più di un interrogativo sulla legittimità di questo provvedimento. A far cambiare orientamento alla Camera bassa è stato il cambio di posizione maturato tra i banchi del centro.
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