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Sbloccati 1,2 miliardi di franchi russi in Svizzera

Parata per la vittoria
Keystone / Sergei Ilnitsky

Attualmente, in relazione alle sanzioni contro la Russia per l'aggressione dell'Ucraina, sono congelati patrimoni per 6,3 miliardi di franchi, 1,2 miliardi in meno rispetto all'inizio di aprile.

Quest’evoluzione è dovuta al fatto che fondi bloccati a titolo precauzionale sono stati sbloccati dopo verifiche, ha indicato oggi a Berna Erwin Bollinger, il capo del campo di prestazioni Relazioni economiche bilaterali presso la Segreteria di Stato dell’economia (SECO).

Lo scorso 7 aprile nella Confederazione erano congelati 7,5 miliardi di franchi. Da allora sono stati segnalati altri 2,2 miliardi. Allo stesso tempo, però, sono stati sbloccati 3,4 miliardi di franchi che erano stati congelati in via precauzionale. Ieri risultavano ancora congelati 6,3 miliardi e undici proprietà, ha spiegato l’ambasciatore, sottolineando che le banche si sono dimostrate molto attive agendo precauzionalmente.

Blocco beni solo dopo attenta verifica

Dopo il blocco, in collaborazione con la SECO e autorità estere, gli istituti di credito conducono “un’analisi approfondita” e decidono definitivamente se confermare la congelazione dei beni o se liberarli. Il mancato scongelamento dei patrimoni, in assenza di ragioni fondate, esporrebbe a procedimenti giuridici, ha indicato Lukas Regli, vicecapo del settore Sanzioni presso la SECO.

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Quest’ultima ha precisato in quali condizioni gli avvocati siano tenuti e quando no ad annunciare patrimoni potenzialmente oggetto delle sanzioni. L’iniziativa è stata presa autonomamente dalla SECO. Né la commissione Helsinki del Congresso e del governo degli Stati Uniti, che la scorsa settimana ha accusato la Svizzera di negligenza, né attori interni hanno indotto la Segreteria ad agire.

Precisati i doveri degli avvocati

“In linea di principio, gli avvocati hanno il dovere di assicurarsi di non contribuire alla violazione delle disposizioni sanzionatorie”, ha detto Regli. Non sono tenuti a informare le autorità quando esercitano la rappresentanza di un cliente in giudizio, ad esempio durante un procedimento penale. Devono invece annunciare i patrimoni qualora ad esempio dovessero operare come intermediari finanziari.

La SECO è giunta a questa conclusione consultando esperti dell’amministrazione. La situazione giuridica non è cambiata. Si tratta di un’analisi delle norme applicabili. “Per finire però solo un tribunale può decidere se sia il segreto professionale dell’avvocato o la legge sugli embarghi a prevalere”, ha detto Bollinger.

La Confederazione ha ricevuto segnalazioni da banche di piccole e grosse dimensioni, ma anche da assicuratori. Bollinger non è stato in grado di fornire informazioni sul numero di avvocati che hanno proceduto ad annunci. Collabora anche l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini: indaga ad esempio sugli oggetti d’arte appartenenti a persone sanzionate nei depositi franchi doganali, che vengono poi bloccati.

Lunga permanenza dei profughi ucraini

È verosimile che i profughi provenienti dall’Ucraina rimangano in Svizzera più a lungo di quanto inizialmente previsto, non fosse altro che per i tempi necessari alla ricostruzione, ha affermato dal canto suo Gaby Szöllösy, segretaria generale della Conferenza svizzera delle direttrici e dei direttori cantonali delle opere sociali (CDOS). Confederazione e Cantoni devono cominciare a prepararvisi. Si tratta di avviare un “dialogo aperto” sullo statuto di protezione S perché è inevitabile che sorgeranno domande sul finanziamento delle prestazioni statali.

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Szöllösy ha sottolineato l’enorme mole di lavoro svolta dai Cantoni. In sei di loro la situazione è difficile per la mancanza di personale specializzato. Dopo un prima fase d’emergenza dove si trattava prima di tutto di fornire un tetto ai rifugiati, ora le autorità sono occupate in particolar modo dall’accompagnamento dei profughi (scolarizzazione dei bambini, corsi di lingua, formazione professionale, prestazioni sociali).

Abusi: casi isolati

In merito al sistema di distribuzione, che deve avvenire proporzionalmente alla popolazione dei cantoni, al momento c’è ancora un po’ di margine di manovra per eccezioni in casi di difficoltà. “Non vogliamo ricollocare persone che hanno già iscritto i loro figli a scuola”. Sono possibili deroghe a determinate condizioni, se il Cantone interessato è d’accordo.

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La CDOS ritiene che gli abusi, come la percezione di prestazioni dopo aver fatto ritorno in Ucraina, siano pochi. Sono comunque previsti controlli a campione nei cantoni più popolosi, dove il contatto diretto tra autorità e beneficiari dello statuto S sono impossibili.

Diminuisce il numero di profughi in arrivo

Il numero di nuovi rifugiati dall’Ucraina – finora ne sono stati registrati circa 51’000 – è in diminuzione: si contano dai 300 ai 500 arrivi al giorno. Entro l’autunno potrebbero giungere in Svizzera da 80’000 a 120’000 nuovi profughi, ha riferito David Keller, capo dello stato maggiore di crisi presso la Segreteria di Stato della migrazione (SEM). Nuove offensive militari russe potrebbero però far rivedere rapidamente queste stime.

Grazie al calo dell’afflusso, è stato possibile ridurre significativamente i tempi di elaborazione delle nuove domande ed è possibile iscriversi da un giorno all’altro. Dei 9000 posti letto federali, circa la metà è disponibile da quindici giorni, ha detto Keller.

Secondo Szöllösy attualmente ci sono almeno 7600 posti disponibili nelle strutture cantonali e comunali. Il numero di posti in alberghi e ostelli ammonta a 38’000, oltre a 720 posti in appartamenti.
 

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