Formalmente nella Confederazione la lingua italiana gode di pari dignità rispetto agli altri due idiomi ufficiali, il tedesco e il francese, largamente più diffusi nel paese. Ma poi la realtà spesso si scontra con i principi proclamati nella stessa Costituzione federale.
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tvsvizzera/spal con RSI (Quotidiano dell'8.8.2017)
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Nei palazzi governativi di Berna gli italofoni, che secondo recenti statistiche si situano attorno all’8% della popolazione elvetica, sono sottorappresentati a livello federale (il 7% dei dipendenti della Confederazione e il 2% dei quadri) e questo pone numerosi problemi concreti.
Ne sanno qualcosa, ad esempio, gli autori cinematografici e teatrali che intendono ottenere un finanziamento dall’Ufficio federale della cultura: la mancata traduzione in una delle due lingue più diffuse in Svizzera delle sceneggiature, di fatto impedisce loro di ottenere fondi pubblici per i loro progetti per il semplice motivo che i funzionari federali faticano a comprendere il testo che viene loro sottoposto.
Una situazione poco soddisfacente, non solo dal profilo politico, che genera un’ulteriore serie di problemi: la lingua originale, con le sue sfumature e caratteristiche peculiari, è infatti parte integrante a tutti gli effetti di un’opera artistica. E inoltre la necessità di allegare una traduzione comporta oneri maggiori agli sceneggiatori italofoni.
La questione, che non è certamente l’unica riguardante la lingua di Dante nella Confederazione, è stata recentemente sollevata in consessi tenutisi in Ticino alla presenza di alte cariche dello Stato. Nei prossimi mesi si potrà verificare se anche il mondo politico dimostrerà di essere sensibile a queste istanze.
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