Vaccini mRNA, quel che c’è da sapere
Sicurezza, efficacia e sviluppo in tempi record: la Radiotelevisione svizzera RSI ha interpellato tre esperti per fare il punto sui preparati che sfruttano la tecnologia mRNA.
Sono quasi 200 i potenziali vaccini in fase di valutazione in tutto il mondo. Molti sono testati su animaliCollegamento esterno in laboratorio, ma diversi sono già stati provati sull’uomo, ed è la tecnologia mRNA che potrebbe dare una svolta alla lotta al nuovo coronavirus a livello mondiale. Tecnologia di ultima generazione sulla quale si basano i preparati di Pfizer/BioNTech e di Moderna.
La campagna vaccinale ha preso il via nel Regno Unito – che punta proprio sul preparato di Pfizer –, mentre negli Stati Uniti una decisione dovrebbe arrivare a breve. Inoltre, secondo gli addetti ai lavori anche l’Europa e la Svizzera (dove a doversi esprimere è l’organo di controllo Swissmedic) potrebbero prendere una decisione favorevole all’uso di questi nuovi vaccini che, per la prima volta, sfruttano le potenzialità della genetica.
Questi preparati suscitano grandi entusiasmi ma anche timori, vista la situazione inedita. Come funzionano, concretamente, questi nuovi vaccini confezionati in tempi record? E perché sfruttare proprio quelli basati su una tecnologia mai usata finora sull’uomo per curare una pandemia? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
Si chiamano vaccini a mRNA perché sfruttano la molecola messaggero RNA, che contiene istruzioni per le cellule del corpo umano. I ricercatori possono dare all’mRNA la ricetta, o codice genetico, per la produzione di una specifica proteina. Come la proteina a forma di T con cui il coronvirus si diffonde e provoca il Covid-19. Inoculato, il vaccino fornisce alle cellule le informazioni per produrre la proteina specifica. Questa stimola la reazione immunitaria avviando la produzione di anticorpi. Se una persona è esposta al virus, gli anticorpi sono in grado di riconoscere la proteina e distruggerla prima che causi la malattia.
“Quanto a lungo durerà l’efficacia?”
“Si è puntato su diverse tecnologie, quella mRNA è la più rapida perché si può sintetizzare rapidamente la molecola e testarla. Per altri tipi di vaccini servono lavori preliminari che richiedono più tempo”, ci spiega il professor Antonio Lanzavecchia, immunologo, ex direttore dell’Istituto di ricerche biomediche di Bellinzona e ora senior research fellow presso Humabs, azienda biotecnologica che lavora nella ricerca di terapie contro le malattie infettive.
Lo stesso prof. Lanzavecchia nota però anche delle incognite in merito alla grande efficacia dei vaccini, declamata dai produttori: “Questa efficacia è stata dimostrata in un periodo di tempo molto breve, in poche settimane o mesi, quindi la domanda da farsi è su quanto a lungo durerà la protezione, perché è un tipo di vaccino nuovo e non abbiamo parametri di confronto”.
Questa incognita è presente anche a causa della rapidità di sviluppo; celerità che si spiega con gli enormi finanziamenti iniettati nella ricerca e la concentrazione degli sforzi da parte della comunità scientifica.
C’è tuttavia anche altro dietro a questi tempi record, secondo il professor Carlo Catapano, direttore dell’Istituto oncologico di ricerca (IOR) di Bellinzona: “I vaccini mRNA si basano su una conoscenza acquisita nel corso degli anni; è stato possibile metterli a punto in maniera abbastanza rapida perché sono state utilizzate al massimo le conoscenze acquisite in passato”.
Lo IOR studia per esempio gli mRNA da anni in ottica antitumoraleCollegamento esterno, senza aver mai ravvisato problemi di sicurezza; ed è anche ampia, a livello internazionale, la conoscenza della famiglia dei coronavirus.
Le passate epidemie, come per esempio quella di SARS, hanno lasciato ai ricercatori indizi utili per individuare velocemente la proteina responsabile della diffusione del virus, e quindi per sviluppare vaccini, modificabili rapidamente in caso di necessità.
“Appena si conosce una nuova sequenza virale si può produrre la molecola, che viene sintetizzata in laboratorio – ci spiega ancora il professor Lanzavecchia –, in questo modo sarà possibile adattare il vaccino a eventuali mutazioni del virus”. Un aspetto molto importante poiché, come tutti i virus, anche il SARS-CoV-2 “tende a mutare e a selezionare varianti, che possono essere più infettive o causare malattie più gravi”.
Diventeremo organismi geneticamente modificati?
Una teoria che circola, soprattutto in rete e sui social network, è quella secondo cui chi riceverà il vaccino correrà il rischio di essere geneticamente modificato. Il professor Catapano sorride e ci spiega: “Con questa terapia a base di RNA messaggero non c’è assolutamente questo problema, anzi l’mRNA funziona così bene perché non entra neanche nel nucleo, non entra a contatto col materiale genetico; biologicamente non sarebbe neanche capace di intaccare o alterare il DNA, quindi il nostro genoma”. Inoltre, l’mRNA si degrada e sparisce una volta terminato il suo compito.
La Svizzera si attiva
La Svizzera ha preordinato due vaccini a mRNA: 3 milioni di dosi da Pfizer/BioNTech, e 4 milioni e mezzo da Moderna. Presso Astrazeneca/Oxford ha riservato 5,3 milioni di dosi di un vaccino pure basato sulla genetica, ma detto a vettore virale perché sfrutta un virus disattivato per la somministrazione.
Per l’acquisto sono stati sbloccati 400 milioni di franchi, ma prima deve giungere il via libera da Swissmedic, che quotidianamente analizza le informazioni fornite dai produttori. Fra queste mancano i dati completi riguardati la fase di sperimentazione sull’uomo.
“Questi risultati di fase III ancora mancano, quindi attualmente non potremmo parlare di omologazione e ancor meno di un’omologazione che copra tutte le fasce di età”, ci spiega Federico Cimini, responsabile della Divisione ispettorati e autorizzazioni dell’organo svizzero di controllo. “Una volta che questi dati ulteriori saranno resi noti si potrà valutare con esattezza se effettivamente certe classi di persone dovranno essere escluse poiché non coperte dagli studi presentati. Fintanto che non abbiamo queste informazioni non possiamo sbilanciarci”. Swissmedic vuole insomma esaminare tutti i dati, e non è disposta ad abbassare gli standard relativi all’omologazione.
Tuttavia, se mancano ancora dati, per quale motivo il Regno Unito ha dato il via libera al vaccino di Pfizer/BioNTech? In realtà non si tratta di omologazione, ci spiega Swissmedic, ma di un’autorizzazione di emergenza per un utilizzo di un lotto di vaccini: possibilità esclusa dalla legislazione elvetica, poiché la sicurezza del prodotto non è ancora garantita al cento per cento.
“Quella di Londra è un’autorizzazione ad andare avanti con la sperimentazione”: è questa l’interpretazione del professor Antonio Lanzavecchia, secondo cui “non esiste un’autorizzazione definitiva all’uso incondizionato di un vaccino, che viene sempre monitorato, almeno nelle fasi iniziali”.
Lei dunque si farebbe vaccinare? “Subito – ci risponde -. Appartengo a una categoria a rischio e non ho avuto riscontro di particolari effetti collaterali dannosi. Ho totale fiducia nel fatto che Swissmedic possa presto prendere una decisione in questo senso”.
Il professor Catapano, direttore dello IOR, aggiunge di aver già visto buona parte dei dati, ma non ancora quelli di fase III: “Vorrei vederli, ma una volta approvati certo che mi farei vaccinare”.
In futuro non è inoltre da escludere che arrivino sul mercato altri farmaci, vaccini con altri meccanismi o farmaci con anticorpi. Humabs ad esempio li sta testando negli Stati Uniti e non è escluso, secondo gli esperti, che si possa sviluppare una cura contro il Covid-19 che combini diverse soluzioni.
L’approfondimento completo su RSI NewsCollegamento esterno
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.