Il fronte indipendentista vince le elezioni catalane ma non è sicuro di avere la maggioranza assoluta dei seggi (68 su 135) nel nuovo Parlamento di Barcellona. Questo secondo l'exit-poll La Vanguardia-Rac1. Affluenza altissima attorno all'80%.
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tvsvizzera.it/fra
A meno di due mesi dalla proclamazione dell’indipendenza e dall’immediata decapitazione da parte di Madrid delle istituzioni catalane, la regione ribelle ha votato di nuovo oggi per il campo indipendentista, secondo il primo exit-poll diffuso da La Vanguardia-Rac 1.
Le tre liste del fronte repubblicano – Erc del vicepresidente Oriol Junqueras in carcere a Madrid, JxCat dell’ex presidente regionale Carles Puigdemont “in esilio” a Bruxelles e gli antisistema della Cup – otterrebbero insieme fra 66 e 71 seggi su 135 nel nuovo Parlamento di Barcellona. La maggioranza assoluta è a quota 68.
Il voto catalano farebbe registrare anche una forte crescita del partito più duramente unionista, Ciudadanos, che sarebbe in corsa con Erc per il primo posto. La lista della “andalusa” Ines Arrimada, capitalizzando sulla crescita del nazionalismo spagnolo, avrebbe fra 34 e 37 seggi, quella del “detenuto politico” Oriol Junqueras fra 34 e 36. JxCat di Puigdemont, i cui primi tre nomi in lista sono in carcere o in esilio, otterrebbe fra 28 e 29 seggi, la Cup 5-6. Nel campo unionista arrivano secondi i socialisti (Psc) di Miquel Iceta con 18-20 deputati, mentre il Pp del premier spagnolo Mariano Rajoy crollerebbe passando dagli 11 seggi uscenti a 3-5.
Dati da prendere con prudenza
Sono tuttavia dati da prendere con grande prudenza, che dovranno essere confermati nella notte dai risultati reali. Anche perché molti fattori fanno di queste elezioni uno scrutinio anomalo. Non solo perché da ottobre la Catalogna è commissariata da Madrid, le sue istituzioni sono state destituite d’ufficio da Rajoy con i poteri speciali votati dal Senato, 18 dei candidati erano incriminati per ribellione, tre in carcere e altri tre “in esilio”.
L’affluenza alle urne è stata altissima, sopra l’80%, nonostante si sia votato di giovedì e non di domenica, come è tradizione, con tutte le difficoltà che ha comportato per chi lavora.
Se i dati dell’exit poll fossero confermati, l’ipotesi più probabile è che i tre partiti indipendentisti cerchino di formare un nuovo governo. Gli scenari delle prossime settimane sono comunque complicati. I due principali candidati alla presidenza della Catalogna – Puigdemont e Junqueras – sono uno “in esilio”, inseguito da un mandato di arresto spagnolo, e l’altro in carcere. Al momento sembra molto difficile possano occupare il loro nuovo scranno in parlamento e partecipare all’elezione del presidente regionale.
La sessione costitutiva dell’assemblea catalana dovrà tenersi entro il 23 gennaio, il primo turno dell’elezione del “President” per il 10 febbraio. Se per aprile non sarà stato possibile eleggere il nuovo presidente catalano, scatterà lo scioglimento automatico dell’assemblea con nuove elezioni a fine maggio.
Sempre secondo i dati dell’exit poll, nel campo unionista si registra una specie di tsunami che potrebbe avere conseguenze anche a Madrid. Ciudadanos, in apparente pareggio tecnico con Erc per il primo posto in seggi, diventerebbe il primo partito catalano in voti con il 26%, grazie a Barcellona soprattutto. Erc si fermerebbe al 22,5% ma potrebbe essere la prima forza nel “Parlament”. Questo grazie a un sistema elettorale che premia le circoscrizioni della Catalogna profonda, come Girona o Lleida, dove è più forte l’anima indipendentista. La lista di Puigdemont otterrebbe il 19%.
L’affermazione del partito “arancione” di Ines Arrimadas è uno schiaffo politico per Rajoy, che vedrebbe ridotta al lumicino la presenza del Pp in Catalogna. E potrebbe ridare forza alle ambizioni del giovane leader nazionale di Ciudadanos, Albert Rivera, che aspira a sostituirlo alla Presidenza della Spagna.
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