Sempre più cioccolato italiano sulle tavole svizzere
Nell'ultimo decennio le importazioni di cioccolato italiano in Svizzera hanno registrato un forte incremento. Non si può invece dire altrettanto delle esportazioni elvetiche verso la Penisola.
La popolazione svizzera consuma sempre più spesso cioccolato proveniente da oltre frontiera. L’anno scorso, infatti, degli 11 chili pro capite finiti nelle gole elvetiche, tra tavolette, praliné e prodotti semifiniti (ad esempio cioccolata in polvere), 4,7 chili erano importati. Rispetto al 2021, vi è stato un incremento dello 0,6% della parte di cioccolato importato, stando alle cifre rese note lunedì dall’associazione di categoria Chocosuisse.
Se la Germania fa la parte del leone, con una quota di mercato del 44% per un volume di 17’431 tonnellate nel 2022, sul lungo termine va sottolineato soprattutto il notevole balzo in avanti delle aziende italiane produttrici di cioccolato.
Nell’arco di dieci anni, infatti, le esportazioni dalla Penisola verso la Svizzera sono cresciute di oltre il 36%, passando da 2’475 tonnellate nel 2013 a 3’386 l’anno scorso.
Tra i primi dieci Paesi che esportano nella Confederazione, solo Spagna (+176%) e Regno Unito (+71%) registrano progressioni percentuali più forti, ma i volumi – circa 1’000 tonnellate – sono sensibilmente minori rispetto a quelli dell’Italia.
L’aumento dell’import preoccupa le aziende produttrici svizzere. “La pressione degli articoli più economici fabbricati all’estero rimane alta e la fedeltà dei consumatori e delle consumatrici svizzeri ai prodotti locali è limitata”, si è rammaricato Daniel Bloch, vicepresidente di Chocosuisse, citato nel comunicatoCollegamento esterno diramato lunedì.
Bicchiere solo mezzo pieno
Malgrado la crescita delle importazioni, la bilancia commerciale in materia di cioccolato rimane comunque ampiamente positiva per la Svizzera. Praticamente i tre quarti della produzione Made in Switzerland sono smerciati all’estero.
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L’anno scorso, il calo del consumo di cioccolato indigeno (-2,7%) è stato in parte compensato dalla crescita dell’export, aumentato dell’8,4% rispetto al 2021 e del 7,9% rispetto al 2019, prima dello scoppio della pandemia. Il volume complessivo delle vendite di cioccolato e affini rossocrociati (in Svizzera e all’estero) si è così attestato a oltre 206’000 tonnellate (+4,7% rispetto al 2021 e +3% rispetto al 2019).
Il bicchiere per le aziende è però pieno solo a metà: l’aumento dei costi di produzione, in particolare il prezzo dello zucchero, che è raddoppiato, hanno fatto sì che il fatturato sia progredito solo del 6,4%, per ricavi totali del settore pari a 1,8 miliardi di franchi.
L’Italia non è però tra i mercati più allettanti per i produttori svizzeri di cioccolato. Nell’ultimo decennio le esportazioni dalla Svizzera verso la Penisola sono infatti diminuite di oltre il 16%. Solo verso il Regno Unito si registra un calo più importante (-38%).
Con una quota del 3,5%, l’Italia è solo l’ottavo mercato per il cioccolato svizzero, praticamente alla pari con Belgio e Australia.
Dalle 5’851 tonnellate smerciate nella Penisola nel 2013, si è passati a 4’897 nel 2022. In altre parole, l’Italia è uno dei pochi Paesi al mondo con i quali la bilancia commerciale svizzera in materia di cioccolato non è così lontana dall’essere in pari.
Chocosuisse
L’associazione ombrello dei produttori di cioccolato Chocosuisse riunisce 16 aziende, che trasformano circa il 7% del latte commercializzato in Svizzera e il 30% dello zucchero prodotto nella Confederazione.
Nel 2022, negli stabilimenti delle 16 aziende lavoravano 4’508 persone (2’143 donne e 2’365 uomini).
La metà della produzione è costituita da tavolette, il resto da prodotti semifiniti (ad esempio polveri), dolciumi e cioccolatini.
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