Battuta d’arresto per gli antiabortisti negli USA
La Corte suprema degli Stati Uniti ha bocciato una legge molto restrittiva sull'interruzione della gravidanza adottata dallo Stato della Louisiana. È la terza volta in poche settimane che il tribunale emette una sentenza di stampo progressista.
“Tiriamo un sospiro di sollievo”, ha commentato Alexis McGill Johnson, presidente dell’associazione di pianificazione familiare Planned Parenthood. “La Corte ha mandato un messaggio chiaro alla classe politica: smettetela di cercare di impedire l’accesso legale e sicuro all’aborto”, ha aggiunto.
La Casa Bianca ha invece parlato di una “sentenza infelice”, con cui viene “sminuita sia la salute delle madri che le vite dei bambini non nati”. In un comunicato, la portavoce Kayleigh McEnany deplora che dei “giudici non eletti” abbiano “imposto le loro preferenze politiche a favore dell’aborto per annullare delle regole legittime”.
La legge, adottata nel 2014, obbligava i medici a praticare l’aborto in cliniche distanti al massimo 30 miglia (48 km) da un ospedale pubblico. Ufficialmente per motivi di sicurezza sanitaria: in caso di complicazioni, l’ospedale sarebbe stato abbastanza vicino. Per i difensori del diritto all’interruzione della gravidanza, la norma mirava però soprattutto a mettere i bastoni nelle ruote alle cliniche. La sua applicazione avrebbe portato alla chiusura di due delle tre strutture della Louisiana che praticano l’aborto.
Il servizio del corrispondente della RSI negli USA:
A far pendere l’ago della bilancia è stato il presidente della Corte, il conservatore moderato John Roberts, che si è associato ai suoi quattro colleghi progressisti in nome della “cosa giudicata”.
Nel 2016, la Corte aveva ritenuto anticostituzionale una legge dello Stato del Texas praticamente identica a quella adottata dalla Louisiana. All’epoca, Roberts aveva appoggiato questa legge. “Continuo a pensare che è stata una pessima decisione”, ha dichiarato. Tuttavia, non si trattava di decidere se nel 2016 la Corte aveva “torto o ragione”, bensì di sapere se “la sentenza era vincolante per noi in questo caso”. E la risposta è stata positiva.
È la terza volta in due settimane che la Corte suprema si pronuncia in senso progressista: a metà giugno aveva respinto la decisione di Donald Trump di sopprimere un programma che protegge circa 700’000 immigrati clandestini arrivati negli USA da bambini e aveva deciso che un datore di lavoro non può licenziare qualcuno perché gay o transessuale.
PLACEHOLDERCome detto, la decisione della Corte suprema non fa di certo piacere a Donald Trump, che punta sulla destra religiosa per conquistare un secondo mandato alle presidenziali del 3 novembre e la ‘corteggia’ sfoggiando regolarmente la sua posizione contraria all’aborto.
Nel 2016 aveva promesso a questa frangia elettorale di nominare alla Corte suprema due giudici opposti all’interruzione di gravidanza. Dopo la sua elezione, aveva designato due nuovi magistrati, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh, che lunedì hanno difeso la legge della Louisiana, ma che non sono bastati per ottenere la maggioranza.
tvsvizzera.it/mar/afp con RSI (TG del 29.6.2020)
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