In Iran 29 donne che avevano aderito alla protesta contro l'hijab obbligatorio, sono state arrestate per non averlo indossato in strada e ora rischiano fino a due mesi di carcere.
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tvsvizzera/spal con RSI (TG del 3.2.2018)
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La sfida ai vertici della Repubblica islamica era stata lanciata un mese fa dalla 31enne Vida Movahhed che lo scorso 27 dicembre era salita su un piedistallo in mezzo ad una strada affollata di Teheran e aveva sventolato il velo bianco che si era tolta.
Le immagini riprese con un telefonino, subito rimbalzate su siti internet in tutto il mondo, hanno trasformato la giovane in un’icona delle proteste antigovernative contro corruzione, povertà e disoccupazione, che si sono estese in tutte le piazze del paese mediorientale.
L’attivista è stata rilasciata dopo il suo breve arresto per le pressioni internazionali ma rischia una pesante incriminazione. Ma il suo esempio ha portato alla nascita del movimento delle ‘Ragazze di viale Enghelab’, dal nome della strada da cui è iniziata la protesta (che significa ‘rivoluzione) e molte giovani hanno iniziato a emularla in luoghi pubblici.
Ma la reazione del regime degli ayatollah, preso alla sprovvista dalle proteste generalizzate, si preannuncia dura. Il procuratore Mohammad Jafar Montazer ha avvertito che le ‘Ragazze di viale Enghelab’ sarebbero state perseguite e punite e in seguito la polizia ha proceduto ad arresti nel corso della manifestazione “mercoledì bianchi” che ricordava la dimostrazione del 27 dicembre.
La campagna “mercoledì bianchi”, con hashtag su Twitter, è stata lanciata da un’altra attivista e giornalista iraniana, la 32enne Masih Alinejad, fondatrice del movimento My Stealthy Freedom, che vive a New York.
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