Nuova fase negli aiuti svizzeri alle popolazioni terremotate. Bilancio delle vittime sempre più pesante.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
Le squadre di soccorso elvetiche, a quasi una settimana dal sisma che ha devastato Siria e Turchia, fanno ritorno in patria. Le speranze di trovare infatti superstiti tra le macerie degli edifici crollati sono ormai nulle. Il bilancio della Catena svizzera di salvataggio è di undici persone estratte vive, tra cui due neonati, oltre a sostegno della popolazione sfollata.
La smobilitazione avviene in coordinamento con le autorità turche e con le altre squadre di soccorsi internazionali, ha indicato il Dipartimento degli affari esteri (DFAE). Gli 87 soccorritori elvetici erano partiti alla volta della Turchia lunedì scorso.
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Aiuti alla popolazione superstite
Ad essi si aggiungono però ora dodici persone del Corpo svizzero d’aiuto umanitario (CSA) che sabato sono giunte nel distretto di Hatay (Turchia), sancendo il passaggio di consegne dalla Catena svizzera di salvataggio al CSA, che si concentrerà nell’aiuto dei terremotati restati senza casa.
Una necessità divenuta impellente soprattutto nel periodo invernale, durante il quale occorre fornire un riparo ai sopravvissuti e alle sopravvissute e garantire prestazioni sanitarie in località in cui non esiste più nulla.
Intanto si fanno sempre più pesanti le cifre aggiornate del catastrofico sisma. Le vittime sono quasi 40’000, ma il bilancio è destinato ad aggravarsi ulteriormente.
Anche se alcune notizie, come quella del salvataggio nelle ultime ore del neonato di 7 mesi tra i detriti della sua casa ad Antakya o della cinquantenne di Hatay attenuano un po’ il quadro drammatico. Secondo studi scientifici il tasso di sopravvivenza delle persone intrappolate dopo un terremoto è del 22% dopo 72 ore e appena il 6% entro il quinto giorno.
Costruttori in manette
Dal canto loro le autorità turche, chiamate in causa per le migliaia di edifici sbriciolatisi con le scosse telluriche, hanno proceduto all’arresto di oltre cento 100 costruttori nelle 10 province colpite dal sisma con l’accusa di avere violato le normative edilizie del paese, in particolare quelle introdotte dopo il terremoto del 1999. Secondo il vicepresidente Fuat Oktay finora sono stati identificati 131 sospetti ed emessi 113 ordini di detenzione.
Ma dall’opposizione si accusa il presidente Erdogan, preoccupato per le imminenti elezioni politiche, di non aver fatto rispettare i regolamenti edilizi in un Paese fragile dal profilo geologico.
Situazione disperata in Siria
Ma la situazione è ancora più grave in Siria dove nelle regioni settentrionali colpita dal sisma, controllate dai ribelli, il 90% della popolazione, circa 4 milioni di persone, dipendevano già dagli aiuti internazionali.
Il responsabile per le operazioni umanitarie dell’Onu nel paese Martin Griffiths ha riconosciuto che finora “abbiamo deluso le persone nel nord-ovest della Siria che si sentono giustamente abbandonate, alla disperata ricerca di aiuti internazionali che non sono arrivati”.
E questo per responsabilità reciproche del governo e degli insurrezionalisti. Dall’ONU si fa sapere che gli aiuti ai terremotati provenienti dalle regioni controllate dal governo siriano, che pure ostacola i soccorsi, diretti verso il territorio in mano all’opposizione, sono stati bloccati dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (Hts).
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