Il padiglione della Slovacchia a Expo2015 è praticamente una curiosa galleria d’arte sul braccio corto del Decumano. Accoglie i visitatori con l’area relax dove si può riposare sul morbido ricaricando il proprio cellulare circondati da installazioni di scultori contemporanei slovacchi. Addentrandosi nella struttura, il padiglione si conferma un museo.
Molte di tradizione, poco di Expo
Tradizioni, strumenti musicali popolari e ornamenti si fondono in oggetti che esprimono il significato della partecipazione slovacca all’esposizione: molta creatività ma ben poco sui temi del cibo e della sostenibilità. Aiuta a compensare la mancanza il tablet che viene fornito a tutti i visitatori. Solo dopo averlo consultato si comprendono meglio gli oggetti da cui si è circondati intuendo il collegamento – non immediato – con lo sviluppo e il mondo agreste. Nella prima sezione si è sovrastati da un albero di flauti e da un uccello in metallo composto da vecchi attrezzi agricoli. Il legame ancestrale con la terra è sottolineato dalla presenza di una divinità preistorica.
Warhol è nel retro
Schermi che illustrano il paese, attrezzature di realtà virtuali e altre installazioni si confondono nella parte interna del padiglione con un filo logico non evidente per il visitatore medio. Poco chiara anche la presenza delle foto di atleti nazionali, forse vorrebbero rappresentare l’energia che si trasforma in nuove vittorie e record. Cibo e sostenibilità non pervenuti neppure qui.
È curiosa l’offerta gastronomica del ristobar sul retro del padiglione, interpretato con le opere di Andy Warhol, la cui famiglia era originaria proprio della parte nord-orientale della Slovacchia.
Il pezzo più originale del padiglione è all’esterno e in posizione defilata. Solo uscendo dal bar e tornando verso l’ingresso principale della struttura si nota il grande volto vegetale dedicato alla natura che è forse davvero l’unico elemento che ricorderemo attinente al tema di Expo.
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