Alla vigilia del voto del parlamento europeo sulle sanzioni all’Ungheria, per i suoi continui attacchi allo stato di diritto, il premier magiaro Viktor Orban ha sfidato apertamente a Strasburgo l’Ue.
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Orban-Salvini: “Vicini a una svolta storica”
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La partita, il cui esito è tutt’altro che scontato, si gioca all’interno del gruppo popolare (Pe) cui il leader ungherese, icona dei sovranisti di tutta Europa, appartiene ma all’interno del quale non gode di troppi favori. Per attivare l’articolo 7 del Trattato UeCollegamento esterno, che prevede la sospensione del diritto di voto in seno al Consiglio di un paese membro, occorre la maggioranza qualificata (due terzi dei suffragi).
Per i suoi avversari sono in gioco i valori fondanti liberali della stessa Europa che Budapest, con le sue politiche anti-immigrati e i suoi attacchi all’autonomia della stampa e dei giudici, ha messo in discussione. Ma il capo del governo ungherese, davanti agli europarlamentari, non ha voluto recedere di un millimetro.
“Non accetteremo minacce e ricatti delle forze pro-immigrazione. Difenderemo le nostre frontiere, fermeremo l’immigrazione clandestina anche contro di voi se necessario”, ha affermato Viktor Orban. “Ho accettato compromessi” sul sistema giudiziario e elettorale, ma “questa relazione vuole buttare alle ortiche accordi conclusi da anni”, ha continuato il premier magiaro, che si è detto risoluto nel “difendere la patria” e i suoi confini.
Il voto sulla relazione, che rappresenta un inedito nella breve storia dell’Ue, potrebbe anche scompaginare gli schieramenti tradizionali e creare nuove alleanze in vista delle elezioni del maggio 2019. Un appuntamento che potrebbe preludere al crollo dell’Ue sotto i colpi dei sovranisti.
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