Al Museo di Storia di Nidvaldo la mostra che ripercorre secoli in cui i soldati elvetici erano richiesti da tutte le corti del continente.
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tvsvizzera/spal con RSI (TG del 2.4.2021)
La storia dei soldati svizzeri, indubbiamente la fanteria più forte in Europa nel XIV e XV secolo, si intreccia strettamente con quella della Confederazione elvetica.
La fama acquisita nelle battaglie vinte dalle truppe dei cantoni sovrani contro gli eserciti medievali degli Asburgo e di Carlo il Temerarario nelle guerre borgognone dettero grande fama alle milizie elvetiche e le monarchie, soprattutto quella francese, facevano a gara per reclutarle senza badare a spese.
Per i cantoni alpini della Svizzera centrale il servizio prestato per le potenze straniere – soprattutto dopo la sconfitta di Marignano nel 1515 che pose fine all’espansione elvetica (in Lombardia) – era fonte di importanti redditi.
Si calcola che dal XV al XIX secolo un milione e mezzo di giovani hanno combattuto in eserciti stranieri, in particolare nelle guerre di religione che sconvolsero l’Europa dopo la Riforma, fino ai tristi episodi della battaglia di MalplaquetCollegamento esterno (1709), in cui combatterono tra di loro soldati svizzeri collocati negli opposti schieramenti e il massacro delle TuileriesCollegamento esterno (1792) che provocò indignazione nel paese.
Nel frattempo erano nati gli eserciti nazionali rivoluzionari e il mercenariato, ormai superato dai tempi, era mal visto dall’opinione pubblica. L’epilogo
della lunga storia si ebbe dopo la Rivoluzione del 1830 a Parigi in cui caddero 300 svizzeri a difesa delle Tuileries, episodio che pose fine, su iniziativa della Dieta federale, della collaborazione con la monarchia francese.
Il Museo di Storia del canton Nidvaldo ha ora voluto ricostruire le vicende personali di alcuni di questi mercenari partiti dalla Svizzera centrale, per raccontare un fenomeno che ha segnato profondamente questi cantoni e l’intero paese, come riferisce il servizio del TG.
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