Sulla contestata legge sulle imprese artigiane (LIA), introdotta per porre un freno ai padroncini italiani, il governo ticinese ha deciso di prendere tempo.
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tvsvizzera/spal con RSI (Quotidiano del 21.3.2018)
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Dopo aver proposto al parlamento l’abrogazione delle disposizioni cantonali, ritenute illegittime da tre sentenze del Tribunale amministrativo ticinese (TRAM), il Consiglio di Stato ha prorogato i termini di iscrizione all’albo per le ditte artigiane intenzionate a operare in Ticino dal 31 marzo a fine dicembre. La decisione di modificare il regolamento d’applicazione è stata presa per consentire lo svolgimento del dibattito sulle scelte future in materia.
Nei giorni scorsi associazioni di categoria, Commissione di vigilanza, sindacati e partiti avevano, con sfumature diverse, chiesto di non sopprimere le norme che tutelano le aziende indigene, messe sotto pressione dalla concorrenza proveniente da oltre frontiera.
Inizialmente l’esecutivo era intenzionato ad abrogare l’impianto legislativo, dal momento che riteneva troppo onerose e di efficacia limitata le eventuali modifiche da apportare al testo per renderlo compatibile alle norme federali sul mercato interno. Infatti è difficilmente confutabile il fatto che l’obbligo di iscrizione all’albo cantonale, con i relativi gravami amministrativi e tributari, non potrà essere mantenuto così come previsto dalla LIA.
Ma su pressione del mondo politico ed economico cantonale il Consiglio di Stato, che in gennaio aveva già chiesto alla Commissione di vigilanza la sospensione della tassa di iscrizione e delle multe comminate alle ditte, potrebbe mettere a punto una soluzione di compromesso su cui sarà coinvolto nei prossimi mesi il parlamento cantonale.
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