Sulle tracce di Pietro Maggi, l’architetto ticinese che scelse le Marche come casa
La provincia di Ascoli Piceno è disseminata delle opere di Pietro Maggi, architetto e ingegnere svizzero che operò a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento. Nonostante la possibilità di rimanere a Roma (dove fu mandato a studiare), lo svizzero decise di fare ritorno nel territorio piceno dove divenne l’artista di riferimento della nobilità.
L’appuntamento è alle 21 a Piazza del Popolo, la piazza principale di Offida. Da qui parte la passeggiata culturale denominata “Pietro Maggi, uno svizzero a Offida” che da qualche anno si tiene nel mese di agosto. Un tour guidato tra le opere di Pietro Maggi, architetto e ingegnere svizzero di fine Settecento che operò soprattutto nella provincia italiana di Ascoli Piceno.
“In ogni borgo di questa zona c’è un’opera firmata da Pietro Maggi ma da nessuna altra parte ce ne sono così tante come a Offida”, spiega a tvsvizzera.it Valentina Carradori, la guida turistica incaricata di accompagnare i visitatori sulle tracce dell’architetto svizzero. Nel borgo che oggi conta poco più di 4’000 abitanti, l’architetto Pietro Maggi progettò la chiesa della Collegiata, il palazzo che ospitava lo stabilimento bacologico di Giovanni Mastrangelo, il Teatro Serpente Aureo, il Palazzo Marchetti e l’Ospedale civile che dal momento della sua progettazione non ha mai cambiato destinazione d’uso.
Ma basta fare pochi chilometri (in ogni direzione) per trovare un’altra opera dell’architetto che in breve tempo divenne l’artista di riferimento della nobiltà picena.
Dal Ticino al Piceno
Di Pietro Maggi si sa poco. Nacque nel 1756 a Bruzzella, nei pressi di Mendrisio, nel Canton Ticino, ma subito si trasferì nella Penisola per seguire il padre Carlo, anche lui architetto. La famiglia Maggi si insediò a Montedinove, un piccolo borgo marchigiano. Qui visse l’intera giovinezza fino a quando non fu mandato a Roma dal padre per studiare Architettura.
Il giovane Pietro, però, finiti gli studi dopo sei anni decise di abbandonare l’Urbe per fare ritorno nei piccoli borghi del territorio piceno. Qui, grazie alla sua conoscenza ma soprattutto all’abilità artistica, Maggi riuscì a farsi un nome tra i nobili e il clero del territorio che gli commissionarono numerosi lavori.
“Il primo lavoro architettonico gli fu commissionato nel 1782, quando a soli 30 anni fu chiamato a progettare una chiesa monumentale ad Ascoli Piceno: la chiesa delle Suore Concezioniste”, racconta Carradori. Ma il primo lavoro documentato di Maggi è un lavoro ingegneristico: una perizia redatta nel 1784 e connessa all’azione erosiva del Fosso dei Pioppi ad Appignano del Tronto.
“Ma la chiesa di Ascoli fu probabilmente il lavoro che lo fece notare per le sue attività artistiche e per il suo stile neoclassico. Perché da quel momento in poi lo vediamo impegnato per committenti molto importanti, soprattutto nobili e vescovi del territorio”, racconta la guida.
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L’architetto dei teatri “incastrati”
L’architetto ticinese in questi anni fu impegnato nella progettazione di edifici sia laici che ecclesiastici. Sono di Maggi la chiesa di Santa Felicita di Colli del Tronto, la chiesa di San Lorenzo di Montedinove e quella di San Savino a Gualdo di Fermo, il palazzo Cancelli ad Acquaviva Picena e la risistemazione della piazza comunale a Grottammare.
Ma ciò che nella sua epoca lo rese noto più di ogni altra cosa furono le progettazioni di teatri. “La nostra regione Marche ha 73 teatri e nella provincia di Ascoli Piceno ne abbiamo ben 15, quasi tutti progettati da Maggi. Si tratta di teatri all’italiana, quindi secondo il modello settecentesco. Ma ciò che rese famosi i teatri di Maggi fu una caratteristica molto particolare. L’architetto svizzero riuscì in diverse occasioni a incastrare (è proprio il caso di dirlo) dei teatri all’interno di edifici già esistenti, cioè i palazzi comunali. Sono di Maggi i teatri “incastrati” nei palazzi dei municipi di Offida, di Grottammare e di Ripatransone.
L’aver lasciato Roma per ritornare nei piccoli borghi tra le Marche e gli Abruzzi fu probabilmente una scelta felice per Maggi che poté affermarsi in un territorio con una ricca domanda d’arte ma con una scarsa offerta. Di sicuro, l’aver scelto il Piceno come sua sede di vita e di lavoro permise a Maggi di sperimentare, di progettare chiese e palazzi monumentali in stile neoclassico inserendoli perfettamente nel contesto pre-esistente. A partire dall’utilizzo del mattone, il materiale di cui sono rivestiti tutti gli edifici del Maggi.
E fu sempre qui che Maggi morì nel giugno del 1817. A Colonnella, a pochi chilometri da casa sua, mentre stava lavorando al progetto per l’edificazione della chiesa di San Cipriano e Giustino.
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