Oltre un miliardo di euro di Berna alla coesione europea
Dopo vari tentennamenti e mal di pancia il governo svizzero ha deciso, seppure con alcune limitazioni, di stanziare un secondo contributo miliardario all’Unione europea per favore l’integrazione dei paesi dell’Est.
Per l’esecutivo federale, che ha messo in consultazione la proposta di versare 1,3 miliardi di franchi alle casse comunitarie, il benessere a lungo termine della Svizzera dipende da un’Europa sicura, stabile e prospera.
Una scelta che non appariva affatto scontata dopo le recenti incomprensioni che hanno riguardato il futuro round negoziale relativo al cosiddetto accordo istituzionale (la ripresa “dinamica” del diritto europeo nelle materie coperte dai trattatti bilaterali Ue-Svizzera) e soprattutto la presunta discriminazione della borsa di Zurigo da parte di Bruxelles.
Consultazione, poi si vedrà…
Su questi due spinosi argomenti, indica una nota, Berna si attende ora progressi concreti. Negli scorsi mesi infatti il governo si era riservato la facoltà di sospendere il contributo promesso, che segue quello già elargito in favore della coesione europea nel 2007.
E in proposito Berna precisa che al termine della procedura di consultazione “il Consiglio federale condurrà un’analisi dei risultati e valuterà lo stato e gli sviluppi delle relazioni complessive Svizzera-UE, in particolare nell’ambito del riconoscimento dell’equivalenza della Borsa svizzera. Su questa base deciderà poi come procedere”. A quel punto quindi si potrà capire meglio quanto pesa l’argomento dell’accesso al mercato unico per l’economia elvetica, in particolare di quella orientata all’esportazione.
Ma sullo sfondo c’è anche l’iniziativa del partito di destra UDC che ha avviato la raccolta di firme per disdire l’accordo di libera circolazione delle persone che non piace affatto ai Ventotto.
Palla al parlamento
In ogni caso spetterà poi al Parlamento approvare due decreti semplici separati – non soggetti a referendum – uno per il contributo di coesione e uno per la migrazione (poiché si tratta di contributi unici superiori ai 20 milioni, sarà necessaria la maggioranza qualificata dei due rami). Come già annunciato nei mesi scorsi l’aiuto elvetico, diluito su dieci anni, si esplicherà soprattutto negli ambiti della formazione professionale e della migrazione.
In particolare un miliardo e cento milioni per il primo settore sono destinati ai Paesi dell’UE-13 (Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria) mentre duecento milioni saranno impiegati per interventi nel campo della migrazione anche in Stati “occidentali” come l’Italia o la Grecia direttamente toccati dal fenomeno.
Il comunicato del Consiglio federaleCollegamento esterno
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