Le banche svizzere irritano gli espatriati
Da quasi un decennio la politica restrittiva delle banche elvetiche nei confronti degli svizzeri all'estero è fonte di grande preoccupazione. Sono stati compiuti i primi passi per affrontare la questione, ma sono necessari ulteriori progressi", dice Remo Gysin, presidente dell'Organizzazione degli svizzeri all'estero.
Molti svizzeri espatriati hanno lamentato la perdita dell’accesso ai servizi bancari svizzeri e le condizioni inique cui sono sottoposti, in particolare i costi supplementari che considerano eccessivi.
Il parlamento ha discusso diverse proposte per migliorare questa situazione senza trovare alcuna soluzione politica.
Gysin non ha peli sulla lingua quando c’è da criticare il settore bancario e il governo. Il suo impegno sarà quello di portare uno sguardo critico su quanto successo in parlamento negli ultimi anni. E questo prima che l’organizzazione decida i prossimi passi da intraprendere.
L’Organizzazione degli svizzeri all’esteroCollegamento esterno rappresenta gli interessi di oltre 750 mila elvetici che vivono principalmente nei paesi limitrofi – Francia, Germania e Italia – e naturalmente anche in Nord America.
Il Congresso annuale dell’Organizzazione si terrà questa fine di settimana.
swissinfo.ch: Da presidente dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero, è soddisfatto dei risultati raggiunti in parlamento negli ultimi anni per migliorare i servizi bancari per gli svizzeri espatriati?
Remo Gysin: Abbiamo fatto progressi ma la situazione generale è totalmente insoddisfacente.
Stiamo affrontando i problemi relativi all’apertura di nuovi conti bancari, commissioni bancarie e depositi minimi. La comunità degli svizzeri all’estero è stata oggetto di una politica discriminatoria da parte delle banche in tutte e tre le aree: agli svizzeri espatriati non viene riservato lo stesso trattamento dei clienti svizzeri residenti nella Confederazione.
swissinfo.ch: Perché i progressi a livello parlamentare sono stati così limitati? Alcune proposte hanno ottenuto l’approvazione in una delle due camere, ma alla fine sono state respinte dopo la discussione nella seconda camera.
R.G.: I nostri sforzi di lobbying in parlamento sono stati considerevoli, direi. Parliamo regolarmente con le commissioni competenti e i membri principali della nostra organizzazione in parlamento – il senatore Filippo Lombardi e il deputato Laurent Wehrli, così come altri parlamentari – hanno fatto un buon lavoro.
Ma alla fine, il risultato è stato piuttosto modesto. Innanzitutto perché gli emendamenti legislativi richiedono molto tempo, in quanto devono ottenere l’approvazione di entrambe le camere. Non è poi stato d’aiuto il fatto che il governo si sia espresso contro le nostre proposte. L’esecutivo federale non vuole essere coinvolto perché preferisce che sia il libero mercato a regolare la situazione.
Ci sono poi stati improvvisi ‘sbalzi d’umore’ in parlamento che sono difficili da spiegare. Alcune mozioni sono state accolte da una camera e sono state respinte dall’altra.
swissinfo.ch: Possiamo dire che le pressioni esercitate dal settore bancario hanno rovinato i vostri piani?
R.G.: Infatti. So che le due principali banche, UBS e Credit Suisse, PostFinance di proprietà statale, nonché le associazioni bancarie e i gruppi di pressione del settore finanziario erano contro.
Non capisco perché si oppongano a ogni forma di progresso. Ma tutto ciò è diventato molto chiaro nelle trattative con grandi e piccole banche, istituti privati e pubblici, nonché con associazioni del settore bancario.
Non è facile andare avanti in tali circostanze. Detto questo, abbiamo fatto comunque progressi, anche grazie alle pressioni pubbliche e parlamentari che hanno contribuito a sensibilizzare a livello politico, sia il parlamento sia il governo, oltre che la società civile, il che mette ora la pressione sulle banche.
Ora non dobbiamo mollare un centimetro e dobbiamo persino aumentare la pressione nel prossimo futuro.
Forse abbiamo sbagliato a puntare immediatamente su una riforma legislativa, ma ora le difficoltà incontrate dalla comunità svizzera all’estero sull’accesso ai servizi bancari sono ampiamente note.
swissinfo.ch: Lontano dal parlamento e a un livello più istituzionale, l’Organizzazione ha concluso con successo negoziati con la Banca cantonale di Ginevra che ha accettato di offrire ai clienti svizzeri all’estero le stesse condizioni di quelli residenti in Svizzera, a patto che rispettassero tutti i requisiti legali. A che punto siamo dopo i primi mesi?
R.G.: L’accordo firmato offre buone condizioni e nutriamo grandi speranze che la situazione migliori ulteriormente. I primi risultati sono incoraggianti, ma resta da vedere se la banca potrà davvero mantenere le promesse fatte.
swissinfo.ch: In che modo l’accordo con la Banca cantonale di Ginevra potrà servire da modello per gli altri?
R.G.: L’accordo ha creato un precedente. D’ora in poi sarà più difficile per qualsiasi altra banca cantonale o per la loro associazione mantello sostenere che non è possibile trovare una soluzione.
In passato ci hanno detto che erano consapevoli delle nostre difficoltà ma che purtroppo era impossibile fare qualcosa al riguardo.
D’ora in poi una risposta del genere significherà semplicemente che non c’è la volontà di raggiungere un accordo.
La banca cantonale di Ginevra afferma che il feedback della comunità svizzera all’estero è stato molto positivo. La banca ha istituito un programma specialeCollegamento esterno, XPATBKING.ch.
“Il programma speciale – afferma il portavoce della banca Gregory Jaquet – permette agli espatriati di mantenere la propria base bancaria in Svizzera, sia che si tratti del finanziamento di una seconda casa, di un piano pensionistico o della gestione patrimoniale”.
La banca afferma di attingere all’esperienza derivante dalla natura specifica del tessuto economico di Ginevra e dalla vicinanza delle organizzazioni internazionali.
swissinfo.ch: Possiamo aspettarci a breve un accordo con un’altra banca cantonale?
R.G.: È un processo lungo e talvolta arduo e ci sono voluti dieci anni per arrivare a questo punto. Il progresso è visibile ma i problemi rimangono.
Temo che ci sia ancora molta strada da fare prima di raggiungere una soluzione soddisfacente.
swissinfo.ch: Quali sono i vostri prossimi passi?
R.G.: È tempo di fare il punto della situazione dopo questa intensa fase in parlamento. Daremo anche uno sguardo critico al nostro approccio tattico. I prossimi passi seguiranno dalle nostre discussioni all’interno dell’Organizzazione. Penso che dobbiamo fare pressione sulle banche sia a livello di opinione pubblica sia a livello politico in parlamento.
Ma allo stesso tempo, vorremmo negoziare direttamente con le singole banche per cercare e trovare soluzioni.
Il Consiglio degli Svizzeri all’estero prevede di mettere in agenda il voto elettronico e la politica europea della Confederazione, nonché una proposta per un memoriale per gli svizzeri all’estero vittime dell’Olocausto.
L’Assemblea terrà il suo regolare incontro in vista del Congresso annuale degli Svizzeri all’estero a Visp, previsto per l’11 e il 12 agosto.
Il Congresso degli svizzeri all’esteroCollegamento esterno si concentra sui futuri legami bilaterali della Svizzera con l’Unione europea.
Comunicando chiaramente con la comunità degli svizzeri all’estero e parlando al pubblico in Svizzera della situazione, possiamo dimostrare quanto siano ingiuste e discriminanti le banche.
La Banca cantonale di Zurigo è un esempio perfetto. Richiede un deposito minimo di 100’000 franchi da potenziali clienti svizzeri all’estero, mentre i clienti in loco ne sono esentati. Tale politica discriminatoria non può essere giustificata da costi aggiuntivi per l’amministrazione, ma conferma una tendenza generale nel settore bancario. Le banche vogliono solo clienti ricchi, mentre apparentemente i clienti ordinari non li interessano più.
swissinfo.ch: I critici potrebbero sostenere che questo sia un attacco radicale contro tutte le banche…
R.G.: La strategia dell’Organizzazione distingue tra grandi banche, banche pubbliche e banche private e differenziamo tra singoli istituti e organizzazioni mantello.
PostFinance è stata relativamente disponibile, ma non abbiamo potuto ottenere l’approvazione parlamentare per garantire ai membri della comunità degli espatriati il diritto a una carta di credito.
Banca Cler ha pure lei fatto delle concessioni. In altri casi, sappiamo di sorprendenti differenze all’interno della stessa banca a seconda della filiale regionale o anche del singolo consulente.
Le due principali banche, UBS e Credit Suisse, hanno preso una posizione estremamente dura. Personalmente faccio fatica a capire la loro opposizione e riluttanza a trovare soluzioni.
Consiglio vivamente ai clienti espatriati di contattare direttamente l’ombudsman Collegamento esternose hanno problemi con le banche svizzere.
swissinfo.ch: I commenti sulla piattaforma dell’Organizzazione, swisscommunity.org, illustrano le difficoltà e alcuni dei lettori si lamentano regolarmente di politici incapaci e passivi, banche avide e arroganti. Qual è il vostro messaggio per quegli espatriati svizzeri che diventano sempre più impazienti con le banche e i politici?
R.G.: Non c’è dubbio che il settore bancario abbia la sua parte di colpe, ma anche il governo non ne è esente con la sua propensione a favorire il libero mercato. Anche il mondo economico in generale non ha offerto un grande supporto per risolvere i problemi.
Questo mostra gli squilibrati rapporti di forza in Svizzera.
Faccio appello a tutti coloro che stanno per perdere la pazienza: per favore, non dimenticate che i primi passi sono stati fatti. L’opinione pubblica e i politici sono pienamente consapevoli dei problemi. Ci vorrà però ancora del tempo prima di trovare una soluzione praticabile.
Traduzione dall’inglese di Riccardo Franciolli
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