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Tagliare le emissioni del 45% nel 2030

Sempre più caldo, le misure sul tavolo.
Sempre più caldo, le misure sul tavolo. (c) Copyright 2021, Dpa (www.dpa.de). Alle Rechte Vorbehalten

Nella bozza di accordo che circola a Glasgow gli Stati dovrebbero ridurre le emissioni a effetto serra del 45% nel 2030, rispetto al 2010.

La consigliera federale Simonetta Sommaruga, che ha anticipato di un giorno il suo arrivi a Glasgow in funzione dell’evoluzione delle discussioni alla Conferenza sul clima Cop26, ha affermato che “le posizioni sono ancora divergenti”, anche se una delle opzioni sul tavolo delle trattative sembra coagulare maggiori consensi.

Nel pomeriggio di martedì la ministra dell’ambiente ha incontrato il presidente della Cop26 Alok Sharma che le ha affidato il compito, insieme alla sua omologa ruandese, di concordare un’agenda per comunicare i risultati delle trattative in corso tra i vari paesi giunti nella città scozzese. A tale proposito Simonetta Sommaruga avrà riunioni quotidiane con il presidente della conferenza Onu.  

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Gli impegni degli Stati

Secondo quanto emerge da una bozza pubblicata online si starebbe discutendo sulla richiesta agli Stati di dichiarare nel 2025 i loro singoli contributi contro il riscaldamento globale nel successivo decennio. Successivamente dovrebbero fare la stessa cosa nel 2030 fino alla fine del 2040, e poi ogni cinque anni.

L’alternativa messa in campo per venire incontro alla Cina prevede invece annunci più flessibili da parte delle cancellerie: nel 2025 i paesi potrebbero scegliere se annunciare i loro sforzi fino al 2035 o al 2040 e il 2030 fino alla fine del 2040 o alla fine del 2050.

La posizione elvetica

Anche se la rappresentante elvetica abbia affermato di sperare in un accordo positivo su tutte le questioni principali dibattute a Glasgow, a tre giornate dalla conclusione dei lavori le posizioni restano ancora distanti e i paesi sembrano volere ancora privilegiare i loro interessi: “Non tutto è sul tavolo”, ha detto in proposito Simonetta Sommaruga.

Per la Svizzera, ha continuato, è importante che non venga peggiorato l’Accordo di Parigi e se è vero che occorra avere un occhio di riguardo nei confronti de paesi in via di sviluppo, tra di essi non possono figurare, a titolo d’esempio, nazioni come Arabia Saudita o Singapore.

In particolare, divide il meccanismo di contabilizzazione delle compensazioni delle emissioni di gas serra, su cui Berna giovedì firmerà una serie di accordi bilaterali ritenuti pionieri in questo ambito.

La bozza dell’intesa

In ogni caso la bozza di documento finale della Cop26 riconosce che limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi al 2100 “richiede rapide, profonde e sostenute riduzioni delle emissioni globali di gas serra, compreso ridurre le emissioni globali di anidride carbonica del 45% al 2030 rispetto al livello del 2010 e a zero nette intorno alla metà del secolo”.

Inoltre viene riaffermato l’obiettivo globale di lungo termine di “tenere l’aumento della temperatura globale media ben sotto 2 gradi dai livelli preindustriali, e di perseguire gli sforzi per limitare l’aumento di temperatura a 1,5 gradi centigradi dai livelli preindustriali”.

Il documento sottolinea poi “la necessità di un aumento del sostegno delle parti ai paesi in via di sviluppo, oltre l’obiettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno”. Ma su questo punto, “nota con rammarico” che neppure il target dei 100 miliardi all’anno dal 2020 “è stato ancora raggiunto”.

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