Jihadisti libici avrebbero fondato società, aperto conti bancari e si sarebbero fatti curare in cliniche private in Ticino senza nessun problema, malgrado fossero nel mirino dei servizi segreti italiani.
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tvsvizzera.it/mar/ats con RSI (TG del 10.6.2018)
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A rivelarlo sono i due giornali domenicali SonntagsZeitung e Le Matin Dimanche, che si basano su rapporti confidenziali delle autorità italiane.
In particolare un cittadino libico, che secondo il ministero dell’interno italiano sarebbe una delle figure di punta del jihadismo, ha fondato una società di commercio di petrolio a Lugano nell’aprile 2014 servendosi di uno studio di avvocatura locale. L’uomo d’affari, assieme ai suoi soci, ha pure aperto un conto presso una banca di 100’000 franchi. Stando ai due domenicali, sarebbe bastata una semplice ricerca in Internet per sapere che il libico apparteneva alla Lybia Shield Force, una milizia vicina ad Al Qaida stando alle autorità americane.
L’uomo avrebbe anche fatto ricoverare i genitori in una clinica privata luganese, grazie alla mediazione di uno dei suoi soci, residente in Ticino da anni. Quest’ultimo, agendo come intermediario fra una compagnia di assicurazioni libica e alcune cliniche private elvetiche, ha dichiarato ai giornalisti di aver permesso a una quarantina di compatrioti di curarsi nel nostro paese.
In Svizzera non esiste nessuna inchiesta ufficiale contro i due libici. I servizi segreti italiani invece riterrebbero l’uomo d’affari pericoloso e starebbero indagando su transazioni finanziarie sospette nella Confederazione, scrivono i due giornali.
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