C’è un angolo d’Italia che non si sente Italia. Nessuna voglia di secessione o rivolta contro Roma “ladrona”, ma solo desiderio di mantenere viva una tradizione. Ecco Seborga, anzi il Principato di Seborga, paese ligure che sorge vicino a Imperia, adagiato a 500 metri sul livello del mare, sulle Alpi Marittime. Spulciando negli annali si è scoperto che Seborga divenne uno Stato indipendente già nel 954, con la donazione del Conte Guidone di Ventimiglia ai monaci benedettini dell’Abbazia di Lerino.
Nel 1079 divenne Principato del Sacro Romano Impero e nel 1729 fu venduto dai monaci a Vittorio Amedeo II di Savoia. E qui la storia si fa interessante. L’atto di vendita infatti non venne mai registrato ufficialmente e comunque prevedeva un semplice possesso e non una piena sovranità. Insomma Seborga, dal punto di vista giuridico, parrebbe non essere mai stata annessa all’Italia.
Più di tutti ne è convinto Marcello Menegatto, comasco di nascita, svizzero d’adozione e poi seborghino per scelta e oggi proclamato Marcello I da un’elezione popolare. «Abbiamo tutte le carte in regola per essere indipendenti» dichiara. Il suo mandato da principe dura sette anni ed è dedicato più che a battaglie secessioniste a promuovere turismo e attività culturali. Sua moglie, Nina Döbler, originaria di Kempten in Germania, è non solo la principessa consorte, ma anche il Ministro degli esteri.
«E’ a tutti gli effetti un Principato – dice – abbiamo targhe, passaporti, monete. La nostra valuta, il Luigino, è quotato 6 dollari allo stock exchange di Londra. Ci sono consoli e un corpo diplomatico sparso in tutto il mondo. Abbiamo consolati in Francia, Belgio, Australia, Arabia Saudita». E anche nel paese estero più vicino: l’Italia. Questa è Seborga.
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