L’ultima fortezza
Mentre Berna va in pellegrinaggio a Bruxelles, il cantone Ticino resiste con provocazioni centellinate. Suscitando irritazione in Italia. Il punto di vista del settimanale svizzero tedesco Die WeltwocheCollegamento esterno, legato agli ambienti della destra conservatrice.
Agli italiani piacciono le scene teatrali. Quando con l’approvazione del Dipartimento delle finanze a Berna, a inizio aprile il Ticino ha messo in atto un piano annunciato già un anno fa, chiudendo tre valichi di poca importanza, nella lontana Roma l’emozione è salita alle stelle: il ministro degli esteri italiano Angelino Alfano ha convocato immediatamente nel suo ufficio l’ambasciatore svizzero Giancarlo Kessler, per spiegargli che con questa chiusura delle frontiere la Svizzera violava l’accordo di libera circolazione delle personeCollegamento esterno. Dei deputati italiani si sono infervoriti sui canali televisivi e online contro gli svizzeri disubbidienti.
Altri sviluppi
L’ambasciatore Kessler convocato alla Farnesina
Il responsabile del Dipartimento della sicurezza ticinese Norman Gobbi (Lega) ha accolto il fragore proveniente da Roma come sempre: con calma e quasi divertito. “La Svizzera ha informato l’Italia in anticipo e in maniera chiara”, ha dichiarato Gobbi. L’Italia ha quindi reagito con esagerazione.
“Forse cercano semplicemente di distogliere gli sguardi dai problemi nel loro paese”, sospetta il ticinese. Anche a Berna per una volta si dà ragione al consigliere di Stato della Lega. Una mozioneCollegamento esterno della deputata della Lega Roberta Pantani, che ha dato l’impulso a questo progetto pilota, è stata accolta dal parlamento e dal governo federale.
Il Ticino tiene testa all’Italia
In Ticino, si subodora che il teatrino sulla chiusura dei confini sarebbe anche un pretesto per esercitare pressioni sulla Svizzera. Soprattutto da quando il politico della Lega Gobbi siede nel governo cantonale, il piccolo cantone a sud delle Alpi tiene regolarmente testa al grande vicino italiano. Il consigliere di Stato ticinese è oggi quasi l’antitesi del governo federale. Qui la presidente della Confederazione Doris Leuthard, che fa causa comune coi tecnocrati dell’Unione Europea. Là Gobbi, che tratta bruscamente davanti a tutti un membro dell’UE come l’Italia. E si continua nello stesso stile: il 10 aprile il parlamento cantonale ticinese ha dato un ulteriore giro di vite. Per l’assegnazione di commesse pubbliche, le aziende locali devono avere la priorità. L’ambasciatore Kessler dovrà probabilmente recarsi ancora alcune volte presso il ministero degli esteri italiano.
La chiusura delle frontiere e la priorità alle aziende ticinesi sono gli ultimi di una serie di provvedimenti con i quali il cantone resiste contro il comportamento a volte arrogante dell’Italia e contro il flusso di frontalieri, aziende e rifugiati proveniente da sud. “Il Ticino è il cantone in cui si percepisce maggiormente l’impatto della libera circolazione delle persone”, spiega Gobbi. Molti ticinesi temono di perdere il lavoro a causa della concorrenza dei vicini lombardi. Negli ultimi anni i numerosi richiedenti l’asilo hanno dato sempre più fastidio nel cantone.
“L’Italia è campione del mondo quando si tratta di rimproverare gli altri per il non rispetto dei trattati internazionali. Agli italiani non importa però un accidente di applicare correttamente il trattato di Schengen/Dublino”.
L’Italia è campione del mondo quando si tratta di rimproverare gli altri per il non rispetto dei trattati internazionali. Agli italiani non importa però un accidente di applicare correttamente il trattato di Schengen/Dublino. Al culmine della crisi dell’asilo nel 2015 l’Italia non registrava temporaneamente più alcuna domanda d’asilo. Per la Svizzera, rinviare queste persone nel primo paese d’arrivo era un vero e proprio percorso ad ostacoli. Solo dopo un intervento del ministro delle finanze Ueli Maurer a Roma, la collaborazione in materia d’asilo è iniziata a funzionare meglio.
Al comportamento prepotente degli italiani, Norman Gobbi ha contrapposto una strategia di provocazione centellinata. Quando l’Italia ha iscritto la Svizzera su una lista nera dei paradisi fiscali, creando così svantaggi per le imprese svizzere che volevano lavorare in Italia, il ministro ticinese ha contrattaccato, bloccando una parte dei ristorni prelevati sulle imposte pagate dai frontalieri. Non era una mossa del tutto legale, ma si è rivelata efficace. Diversi comuni italiani di confine si sono ritrovati confrontati con problemi finanziari e l’Italia è così ritornata al tavolo delle trattative. In precedenza gli italiani avevano sospeso i negoziati per un nuovo accordo contro la doppia imposizione.
E se lo scorso anno il numero di richieste d’asilo in Svizzera non è stato così alto come nel 2015, ciò è anche dovuto al fatto che i ticinesi provvedono a rinviare in Italia le persone che cercano di entrare illegalmente nella Confederazione. Il consigliere federale Ueli Maurer, responsabile del Corpo delle guardie di confine, promette regolarmente dei rinforzi a Gobbi. Una volta sono dei soldati, un’altra dei poliziotti militari e adesso il ministro delle finanze vorrebbe assumere personale di sicurezza privato. Maurer è nel giusto, ma finora non è riuscito a convincere la maggioranza del Consiglio federale.
Sommaruga convoca i parlamentari
Un provvedimento emanato da Bellinzona (la capitale del cantone Ticino, ndr) ha irritato particolarmente gli italiani. Dall’aprile 2015, uno straniero che vuole lavorare nel cantone deve presentare un estratto del casellario giudiziale del suo paese. Gobbi ha giustificato la misura coi possibili abusi della libera circolazione da parte di criminali.
Non è parlare a vanvera, ma un problema reale e non solo in Ticino. Ad esempio, la mente di un clan della ‘ndrangheta calabrese ha vissuto e lavorato indisturbato per anni nel piccolo comune vallesano di Ried-Briga, come riferito pochi giorni fa dal giornale Walliser Bote. L’uomo si è apparentemente tradito disquisendo sui media sociali su quanto era splendida la sua vita in Vallese. Un anno fa due mafiosi, che vivevano in altri due comuni vallesani, erano pure finiti nella rete della polizia.
Come per il blocco dei ristorni delle imposte dei frontalieri, anche in questo caso Gobbi si è trovato contro non solo gli italiani, ma anche il governo svizzero, che sembra essersi lasciato strumentalizzare da Roma. Lunedì 14 marzo 2017 la ministra di giustizia Simonetta Sommaruga ha convocato nel suo ufficio alle sette di mattina tutti i parlamentari ticinesi “per uno scambio di vedute”, come sottolineato dalla sua addetta stampa. In quell’occasione ha espresso il disappunto per la faccenda del casellario giudiziale, in chiara contraddizione con l’accordo di libera circolazione.
“Per me è stato come se dovessimo influenzare il governo ticinese, affinché facesse dietrofront”, ricorda il consigliere nazionale del Partito popolare democratico Fabio Regazzi. Nella sua azienda, Regazzi impiega pure dei frontalieri. Tutti gli hanno assicurato che procurarsi un estratto del casellario giudiziale non è complicato. Per questo non vi è stato finora nessun ricorso, gli fa eco il suo collega di partito Marco Romano.
Malgrado ciò, la presidente della Confederazione sarà in maggio a Roma per calmare le acque.
Traduzione di Daniele Mariani
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